Datagate, non solo telefoni e internet: controllate anche carte di credito Usa

Pubblicato il 7 Giugno 2013 - 16:58 OLTRE 6 MESI FA
Usa, non solo telefoni e internet: controllate anche le carte di credito

Barack Obama (Foto Lapresse)

WASHINGTON – Datagate: non solo le telefonate, non solo le email, le chat, le informazioni su quasi tutti i più importanti portali internet (Apple, Yahoo!, Microsoft, Google, PalTalk, Facebook, Aol, Skype, YouTube), ma anche numeri e nomi delle carte di credito, acquisti di vestiti, vacanze, biglietti aerei. Praticamente tutti i dati sensibili degli americani sono finiti sotto la lente dell’intelligence Usa.

‘Ti possono letteralmente vedere mentre scrivi’‘, ha detto la “gola profonda” del Washington Post, che dice di essersi deciso a denunciare tutto perché era diventata una “enorme invasione della privacy”. Ma Barack Obama sminuisce la vicenda: ”Nessuno ascolta le telefonate”.

Del resto gli attacchi maggiori al Datagate sono arrivati dalla stampa, appoggiata dalle associazioni a difesa dei diritti civili, mentre nel Congresso la maggioranza dei democratici e dei repubblicani condivide l’operato dell’amministrazione, osservando che gli strumenti adottati dalla National Security Agency sono necessari per difendere la sicurezza nazionale dalla minaccia terroristica. Ad attaccare Obama ci sono solo alcuni ‘liberal’ progressisti da sempre contrari al Patriot Act e alcuni estremisti vicini al Tea Party, apertamente contrari ad ogni intervento del governo nella vita di cittadini.

Persino Karl Rove, ex braccio destro di George W. Bush, ha difeso l’operato dell’antiterrorismo. ”Non si possono paragonare gli sforzi di sorveglianza portati avanti da George W. Bush con quelli di Obama. Tuttavia – aggiunge Rove – si tratta di programmi essenziali nella lotta al terrorismo”.

Sta di fatto che a livello nazionale e internazionale la stampa sta attaccando duramente Obama. Come per il Watergate a rivelare il Datagate sono stati i maggiori quotidiani anglosassoni, il britannico Guardian e gli statunitensi Washington Post e Wall Street Journal. Da ultimo il giornale finanziario americano cita fonti dei servizi segreti e sottolinea come, sempre con la giustificazione della ricerca di sospetti terroristi, Fbi e National Security Agency hanno ottenuto negli ultimi mesi tutti i dati da banche e società emittenti di carte di credito.

Più di venti milioni di americani sono stati così spiati nelle loro email e conversazioni su Skype, Hotmail, Gmail, Facebook. Da aprile i servizi segreti hanno saputo chi stesse telefonando a chi, quando, per quanto tempo, grazie ai dati che le compagnie telefoniche Verizon, ATT e Sprint sono state obbligate a consegnare alle autorità. Quali acquisti facessero i cittadini americani online, se pagassero vacanze, biglietti aerei o altro su internet: di tutto questo era a conoscenza Washington grazie a Prism, l’ultimo programma americano di spionaggio segreto.

E non solo americani: il Guardian ha rivelato che anche l’agenzia per la sicurezza elettronica britannica, la GCHQ, ha avuto accesso segreto dal giugno 2010 ai dati del programma di sorveglianza americano Prism con cui l’Fbi e la Nsa carpivano informazioni dalle maggiori aziende di internet. Secondo alcuni documenti di cui è venuto in possesso il giornale, nel 2012 la GCHQ ha elaborato almeno 197 rapporti di intelligence usando i dati del programma americano. Di solito le informazioni raccolte in questo modo vengono passate all’MI5 e all’MI6, i servizi segreti di sua maestà. L’agenzia per la sicurezza elettronica, come spiega il Guardian, è riuscita in questo modo ad aggirare le autorizzazioni necessarie per accedere a materiale personale come e-mail, fotografie e video, gestito da società web che hanno sede al di fuori del Regno Unito.

La Casa Bianca si difende dicendo che è tutto legale: ogni azione deve essere controllata e approvata dalla Fisa Court, la Corte speciale prevista dalla legge che riceve le richieste delle autorità anti-terrorismo. Un apparato di sicurezza entrato in vigore dopo gli attentati di Al Qaeda del 2001, e riattivate con maggior vigore dopo l’attentato alla maratona di Boston lo scorso aprile. Se nel 2008 le azioni di sorveglianza di questo tipo autorizzate della Fisa erano state meno di una decina, nei primi cinque mesi di quest’anno sono state già più di 200. Nessuna richiesta è stata bloccata.