Obama: “Viva l’Italia, è uno dei nostri maggiori alleati”

Pubblicato il 30 Ottobre 2011 - 09:13 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK, 30 OTT – ''L'Italia e' uno dei nostri maggiori alleati, uno dei membri fondatori della Nato''. Lo ha detto il presidente americano Barack Obama, intervenendo a un evento del Niaf, la maggiore organizzazione italo-americana negli Usa. Obama ha aperto il suo intervento pronuncinando, in italiano, le parole 'Viva l'Italia'.

Poi, rivolgendosi al pubblico presente, fra i quali l'ambasciatore Giulio Terzi e la leader degli industriali Emma Marcegaglia, ha detto: ''E' bello vedere cosi' tanti amici'', pronunciando la parola 'amici' in italiano.

Il presidente scherza: ''Voglio fare una confessione: non ho un antenato americano, non tutti sono cosi' fortunati. Non posso cantare come Frankie Avalon. E non so cucinare bene come molte delle vostre nonne''.

''Cosa sarebbe stata l'America senza il contributo dell'Italia e degli italo-americani? Cosa sarebbe stato senza i viaggi di Colombo, Verrazzano e Vespucci? Cosa sarebbero la scienza e la tecnologia senza non solo Da Vinci e Galileo, ma senza Fermi? Cosa sarebbero i film e la musica senza la magia di Capra, Sinatra e Sophia Loren, i miei preferiti? Cosa sarebbero gli sport senza il fegato e la grinta di DiMaggio, Lombardi e LaRussa?'' afferma Obama.

''L'America non sarebbe quello che e' oggi senza i contributi unici e l'orgoglio degli italo-americani'' mette in evidenza il presidente.

Per gli italiani immigrati non e' stato sempre facile, ''non sono stati sempre benvenuti. Ma si sono costruiti le loro vite, hanno arricchito la nostra cultura con la loro. E hanno aiutato a mantenere la promessa di questo paese, ovvero che il successo e' possibile se si ha voglia di lavorare per raggiungerlo''. ''Siamo in tempi difficili e milioni americani sono in difficolta'. Milioni sono senza lavoro. E per molti il sogno che ha portato cosi' tanti italo-americani su queste coste sta svanendo. Abbiamo del lavoro da fare. Ma anche se siamo in tempi difficili, dobbiamo ricordarci che per le precedenti generazioni erano piu' difficili''.