Vatileaks, Chaouqui: “Se mi condannate, do tutto ai giornalisti”

di redazione Blitz
Pubblicato il 7 Luglio 2016 - 15:30 OLTRE 6 MESI FA
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Vatileaks, Chaouqui: “Se mi condannate, do tutto ai giornalisti”

ROMA – “Se mi condannate, consegno tutto ai giornalisti”. La minaccia, neanche tanto velata, è di Francesca Immacolata Chaouqui imputata al processo Vatileaks 2, sulla fuga di documenti della Santa Sede. Chaouqui è imputata insieme ai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, autori dei due libri scandalo Via Crucis e Avarizia. Per lei l’accusa ha chiesto una condanna a tre anni e nove mesi di reclusione ma ancor prima della sentenza, Chaouqui presunto corvo dell’inchiesta, è quasi certa della condanna e in un lungo post, pubblicato a tarda notte su Facebook, si sfoga così:

“Non riesco a dormire… – premette – Ho dato il latte a Pietrino, gli ho letto un pezzetto del libro che sto leggendo. Dovrei essere io a proteggerlo, ma è lui a darmi coraggio, forza, tenacia”. Questa notte è l’ultima da persona libera. Da domani la condanna (scontata e sicura) cambierà il mio destino. Eppure non ho commesso quei reati. Sono innocente. Non ho più voce a forza di urlarlo”

Poi però sale decisamente di intensità:

“L’archivio di Cosea, integrale, il rapporto sulla sicurezza dello stato, i report dei conti laici dello Ior, l’analisi degli appalti del governatorato, lettere e documenti, dossier sulle nunziature, riposano nella cassaforte accanto alla mia camera da letto. Domani potrei uscire dall’aula e consegnare tutto direttamente ai cronisti fuori dal Vaticano. Altro che Avarizia e  Via Crucis (i libri di Nuzzi e Fittipaldi, ndr) , ne verrebbe fuori davvero il libro nero delle finanze Vaticane. Sarebbe la vendetta giusta per appagare la rabbia di una persona innocente…almeno la mia condanna avrebbe un senso”.

Poi però l’ira si placa:

“Invece non farò niente. Sono pronta al carcere se chiederanno l’esecuzione della sentenza. Perché tanto la vita me l’hanno già provata a distruggere facendomi rischiare di perdere il bimbo e sputtanandomi a mezzo stampa, certo non ho paura delle sbarre. Non ora che Pietro è nato e non può accadergli niente”

Il post apparso alla vigilia della sentenza, è parso a molti come una minaccia. Al punto che la stessa Chaouqui, l’indomani mattina prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio è intervenuta in aula con dichiarazioni spontanee: “Voglio fare una richiesta di scuse alla Corte – ha detto interrompendosi per lunghi tratti tra le lacrime – alcune mie ultime dichiarazioni non rispecchiano il mio pensiero: avrei fatto bene a tacere, sono una persona con molti difetti, che non è in grado di tacere quando dovrebbe, una persona orgogliosa, rabbiosa, con un carattere che la porta a commettere errori”. “Se avessi voluto io consegnare documenti, perché avrei dovuto aspettare due anni, perché avrei dovuto fare pressioni su Balda. Io li avevo, sono documenti che ho ancora: potrei uscire da qui e darli a chi voglio. Ma non lo farò mai”.