Wikileaks, Assange alla resa dei conti: via all'appello

Pubblicato il 12 Luglio 2011 - 20:34 OLTRE 6 MESI FA

LONDRA, 12 LUG – Quarant'anni compiuti di fresco, occhiali da vista nuovi indossati con nonchalance, da vero intellettuale più che cyber-bucaniere, e l'ormai consueto completo blu scuro con cravatta fantasia.

Julian Assange, dopo oltre 200 giorni di arresti domiciliari scontati su suolo britannico, si è presentato oggi alla Royal Court of Justice di Londra per la resa dei conti. La missione è quasi impossibile: ribaltare il verdetto di febbraio e lasciare a bocca asciutta i magistrati svedesi che lo vogliono estradare.

La montagna da scalare, per il nuovo team difensivo del boss di WikiLeaks, è dunque altissima. Ecco allora un cambio di passo drastico rispetto alla strategia perseguita nel primo grado: spariscono frasi a effetto tipo ''nemico pubblico numero uno'' e largo a precise argomentazioni in 'legalese'. ''Non sono qui per sminuire la credibilità delle accusanti e non è mia intenzione mettere in dubbio l'onestà dei loro sentimenti'', ha esordito Ben Emmerson, uno dei legali di Assange. Che le due ragazze al centro dell'azione penale per molestie sessuali – Miss A. e Miss S. – abbiano trovato ''sconveniente e fastidioso'' il comportamento di Assange fra le lenzuola non è insomma messo in discussione.

Il punto è un altro: eè sfociato o no nel regno delle molestie? ''Quello che l'accusa deve provare oltre ogni ragionevole dubbio – argomenta Emmerson – è che se i fatti fossero accaduti a Londra avrebbero costituito condotta criminale''. La risposta, per la difesa, è semplice: no.

Ma non è tutto. ''Il mandato d'arresto Ue – prosegue il legale – usa espressioni come 'violenza' e 'restrizione dei movimenti'. Ma in realtà il contesto è di un rapporto sessuale consenziente. Quando miss A. ha chiesto ad esempio al mio cliente di usare il preservativo lui ha acconsentito. Sono termini fuorvianti''.

Per Emmerson – e Gareth Pierce, l'avvocato-star interpretato da Emma Thompson in 'Nel Nome del Padre', che sedeva dietro di lui in aula e coordinava l'intero team – il materiale presentato dall'accusa è quindi debole su due livelli: non sembra configurare reato nella condotta, anche in base al codice svedese, e certamente non costituisce reato in quello britannico ammesso e non concesso che le cose siano andate esattamente come hanno descritto le due ragazze.

Nel pomeriggio, poi, la sessione ha preso una piega ancora più tecnica e i legali di Assange hanno elencato una serie di punti secondo loro controversi delle procedure di estradizione in ambito europeo rispetto alle leggi britanniche.

''Dobbiamo stare attenti – ha notato il giudice – perché qui stiamo per legiferare. E tutta la teoria del mandato d'arresto UE si basa sul fatto che le giurisdizioni sono simili''.

Domani è il giorno dell'accusa: l'avvocato Montgomery rappresenterà il governo svedese. A fine udienza, nell'abituale fase di 'struscio' fra stampa, staff di WikiLeaks e sostenitori di Assange (scarsa la presenza di vip rispetto al primo processo), tra gli augusti corridoi dell'alta corte si è udito un grido: ''Julian, mi inviti alla tua prossima festa di compleanno?''. E giù le risate.

A Ellingham Hall, la magione del Norfolk di proprietà del presidente del Frontline Club Vaughan Smith, nel week-end sono infatti piovute quasi 200 persone per celebrare gli 'anta' del boss di WikiLeaks. Tra le celebrità presenti, assicura il reporter del Times, Jemima Khan, Vivienne Westwood e Nell Campbell, l'attore australiano star di The Rocky Horror Picture Show.

''Quando uno compie 40 anni ha il diritto di lasciarsi andare un po''', ha buttato lì Vaughan Smith con un sorriso.