Wikileaks, Assange: “Non ho scelta: pubblicare o morire”

Pubblicato il 23 Dicembre 2010 - 16:24 OLTRE 6 MESI FA

Julian Assange

”Non abbiamo altra scelta: pubblicare o morire”: non usa mezzi termini Julian Assange, in un’intervista al settimanale Paris Match che pubblica una serie di scatti dell’australiano in perfetto stile british, con giacca di tweed e golf a V, mentre sorridente attizza il fuoco del caminetto nei saloni di Ellingham Hall, la villa di epoca georgiana del suo ammiratore Vaugham Smith dove si trova in liberta vigilata. E da dove, ha annunciato in una intervista con Al Jazira, pianifica presto nuove rivelazioni scottanti su Israele.

Dopo un anno senza fissa dimora, il fondatore di Wikileaks si appresta a passare il Natale in questa bella residenza dell’amico giornalista nella regione britannica del Suffolk. Il prossimo 7  febbraio la giustizia di Londra deciderà se estradarlo in Svezia, dove è accusato di stupro. Ma il fondatore di Wikileaks teme soprattutto l’estradizione negli Usa, che ritiene ”sempre più probabile”, anche se dice a chiare lettere di non aver intenzione di abbandonare il suo lavoro, il cui obiettivo è ”costruire un mondo più civile”.

E in un’altra intervista, sempre oggi, ad Al Jazira, Assange alza di nuovo il tiro: “Abbiamo pubblicato solo l’1-2% del materiale che riguarda Israele”, ha detto all’emittente araba. Nei dispacci ancora inediti, “ci sono informazioni sulla guerra in Libano del 2006 e l’assassinio di Mabhouh”, il capo militare di Hamas ucciso a Dubai. Altre rivelazioni riguarderebbero invece l’omicidio del generale siriano Muhammad Suleiman, per il quale Damasco punta l’indice contro Israele.

Dei circa “3.700 documenti su Israele, 2.700 arrivano dalle sedi diplomatiche nello Stato ebraico”, ha aggiunto Assange, assicurando che il Mossad, e altre agenzie di intelligence, monitorano da vicino le pubblicazioni del sito.

Ad oggi, Wikileaks ha pubblicato nel complesso meno di 2.000 cable su oltre 251.000, pari a meno dell’1% del totale. Per pubblicare tutto il materiale, ha sostenuto Assange, ci dovrebbero volere circa sei mesi. ”Siamo in ritardo. Siamo solo a un cinquantesimo della nostra missione”, dice Assange a Paris Match, riferendosi proprio alla pubblicazione dei file del cosiddetto ‘cablegate’. ”Non abbiamo altra scelta: pubblicare o morire”.

Dall’inizio delle rivelazioni del Cablegate, a fine novembre, Julian Assange e Wikileaks sono nel mirino delle autorità americane. ”Le loro reazioni sono interessanti – osserva -. E’ come entrare in una stanza buia e scattare un flash. Così vediamo che Visa, MasterCard, PayPal o Bank of America (che vietano i versamenti a favore di Wikileaks, ndr) sono strumenti di controllo al servizio della Casa Bianca”.  ”Il sistema americano – taglia corto Assange, 40 anni a luglio – si avvicina a quello sovietico. Al di fuori di ogni procedura giudiziaria, grandi compagnie fanno censura economica su ordine di Washington”.

Intanto, la rete di Wikileaks si amplia: il quotidiano russo d’opposizione Novaya Gazeta ha deciso di ”associarsi” per pubblicare i documenti che smaschererebbero la corruzione delle alte sfere politiche a Mosca: “Stiamo crescendo”, ammette Assange, che pure non ha fatto alcun riferimento a eventuali nuove partnership con i media, oltre a quelle già siglate con New York Times, Le Monde, Guardian, El Pais e Der Spiegel.

Quanto al braccialetto elettronico che per decisione di un giudice porta alla caviglia sinistra, Assange dice che ”è molto più scioccante che la prigione. E’ come una cintura di castita’. Un oltraggio all’integrita’ fisica”. Assange parla anche della sua vita privata e dei suoi gusti personali e scherzosamente si compiace del fatto che la rivista ‘Rolling Stone Italia’ lo abbia nominato rock star dell’anno.

”Il mio libro preferito – dice – è ‘Padiglione cancro”’, di Aleksandr Solzenicyn, lo scrittore russo che denunciò i gulag sovietici. ”Ma mi piace anche passeggiare con i miei cani, andare a pesca, a caccia, montare a cavallo. Sapete – ha aggiunto – sono cresciuto nelle fattorie come Tom Sawyer. Amo vivere all’aperto, in campagna”.

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