Yemen, blitz contro la casa di un imam in contatto con lo stragista di Fort Hood

Pubblicato il 24 Dicembre 2009 - 17:02 OLTRE 6 MESI FA

Continuano in Yemen attacchi contro militanti di Bin Laden. Dopo il blitz della settimana scorsa in cui sono state uccise più di trenta persone, le forze yemenite assistite dagli Usa, hanno attaccato l’abitazione di Anwar al-Aulaqi, l’imam yemenita-americano con cui il maggiore Nidal Hassan era stato in contatto alla vigilia della strage di Fort Hood, che il 5 novembre scorso uccise 13 commilitoni in attesa di partire per l’Afghanistan.

Al-Aulaqui è il religioso alle cui funzioni presenziarono, negli Usa, i dirottatori dell’11 settembre; inoltre, l’imam sembra che fosse pronto ad ordinare nuovi attentati. E così tra passato e presente si chiuderebbe un cerchio davvero inquietante.

Al-Aulaqi, fuggito dopo l’11 settembre dagli Usa, era stato prima arrestato e poi liberato nello Yemen. A casa sua, ieri 23 dicembre, si sarebbe dovuto riunire lo stato maggiore di Al Qaeda nella penisola arabica, da Nasir al Wuhayshi a Said al-Shihri: i luogotenenti di Osama Bin Laden stavano progettando nuovi attacchi verso obiettivi militari e civili nello Yemen e all’estero. Fonti governative non hanno specificato se i due principali militanti sono rimasti uccisi: nessuno è ancora in grado di dire neppure se l’imam fosse presente nella sua abitazione al momento dell’attacco. Secondo il Washington Post, un uomo dal forte accento americano, che diceva di essere il fratello del religioso, avrebbe risposto ai cronisti di non avere conferma dell’attacco: «Non so ancora niente, non credo che sia vero».

Gli Usa stanno spingendo gli yemeniti a stringere il cerchio intorno alle cellule di Al Qaeda che sono tornare a rafforzarsi nella penisola. Prima che trovasse rifugio in Afghanistan, proprio da lì era cominciata la lunga marcia nell’orrore di Bin Laden. In una intervista sempre al Washington Post al-Aulaqi aveva negato lo scorso mese di aver guidato l’attacco di Fort Hood riconoscendo però che tra lui e il maggiore – la cui azione lui stesso aveva esaltato in un messaggio web – c’erano stati diversi scambi di email.