Cibo scaduto? Non sempre. Una guida su come saper leggere le etichette

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Aprile 2020 - 14:27| Aggiornato il 1 Giugno 2020 OLTRE 6 MESI FA
Cibo scaduto? Non sempre. Una guida su come saper leggere le etichette

Cibo scaduto? Non sempre. Una guida su come saper leggere le etichette (foto ANSA)

ROMA – Se la data di scadenza di alcuni cibi è ormai superata, non disperate, perché non è detto che non siano più commestibili. 

La legislazione dell’Unione Europea per la sicurezza alimentare prevede infatti due tipi diversi di etichette con due diversi significati: “Da consumarsi preferibilmente entro il” e “da consumarsi entro il”.

Da consumarsi preferibilmente entro il” indica il cosiddetto Termine minimo di conservazione (TMC): dopo questa data il prodotto potrebbe perdere le sue qualità organolettiche (avere un sapore meno buono e una consistenza peggiore) ma è commestibile senza rischi per la salute.

Si trova su alimenti congelati, refrigerati, essiccati (come pasta o riso), in scatola, l’olio e altri ancora.

La regola generale prevede di conservare questi alimenti come indicato sulla confezione e generalmente in un luogo fresco, asciutto, non umido, lontano da fonti di luce e di calore.

Se la confezione è integra, non mostra punti danneggiati o rigonfiamenti, potete semplicemente aprirla, annusare il prodotto o assaggiarlo.

Ma una volta aperta la confezione bisogna conservarla come indicato e consumarla entro il termine previsto.

Da consumarsi entro il” indicata entro quale data si può consumare un cibo in sicurezza: oltre quella data è possibile che compaiano batteri e che il prodotto si deteriori. Indica anche il giorno oltre il quale non è più possibile venderlo.

L’etichetta riguarda prodotti che si deteriorano rapidamente, come latte, pesce fresco o carne tritata. E’ accompagnata dalle corrette istruzioni su come conservarli per evitare che deperiscano ulteriormente.

Le etichette devono indicare il giorno, il mese e l’anno per i prodotti che si possono conservare per meno di tre mesi; il mese e l’anno per quelli che si conservano tra i 3 e i 18 mesi; solo l’anno per quelli che durano più di 18 mesi.

Gli alimenti che hanno una scadenza prestabilita dalla legge, sono ad esempio il latte fresco (7 giorni dal confezionamento) e le uova (28 giorni).

Per gli altri, la durata viene stabilita dai produttori tenendo conto della materia prima, della lavorazione, della conservazione e di altri fattori: i produttori indicano di solito una scadenza prudente ed è quindi possibile consumarli anche qualche giorno dopo.

Esistono infine anche prodotti per cui non sono previste etichette con la scadenza: sono i prodotti ortofrutticoli freschi (tranne quelli già tagliati e sbucciati), vini (che si possono degustare magari utilizzando degli strumenti utili come il Coravin Wine Preservation Opener, ideato per preservare la freschezza e le qualità del prodotto), superalcolici, sale da cucina, zucchero allo stato solido, aceti, prodotti da forno come pane, focacce, dolci di pasticceria, salumi e formaggi da banco, caramelle e gomme da masticare. (fonte LA LEGGE PER TUTTI, CORRIERE.IT)