Whiskey, guerra tra i colossi Jack Daniel’s e Diageo su chi lo fa meglio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Marzo 2014 - 18:13 OLTRE 6 MESI FA
Whiskey, guerra tra i colossi Jack Daniel's e Diageo

Whiskey, guerra tra i colossi Jack Daniel’s e Diageo

NEW YORK – Whiskey, lotta tra i due colossi americani del settore, il produttore del Jack Daniel’s, Brown-Forman, e Diageo. Oggetto del contendere: chi dei due possa fregiare il proprio alcolico del titolo ‘Tennessee whiskey’.

Le autorità del Tennessee dovrebbero infatti pronunciarsi oggi sulle norme che governano la produzione e il marketing delle bevanda più conosciuta dello stato, respingendo probabilmente la legge del 2013.

Nell’attesa del pronunciamento i due colossi del whiskey si danno battaglia. La posta in gioco è alta e va al di là dei diritti di marketing: le vendite americane di whiskey del Tennessee e del bourbon sono cresciute del 6,8% a 2,4 miliardi di dollari lo scorso anno, ben al di sopra del tasso di crescita dell’industria dei liquori, cresciuta solo dell’1,9%.

Le esportazioni di whiskey e bourbon hanno inoltre raggiunto quota 1 miliardo di dollari per la prima volta. Brown-Forman sostiene la norma originale, quella che assegna al liquore una definizione stretta: deve essere prodotto in Tennessee da almeno il 51% di mais, filtrato con carbone vegetale ricavato dal legno d’acero e invecchiato in barili di quercia.

Diageo, invece, è contrario: ritiene che la definizione sia la ”ricetta del Jack Daniel’s” e chiede maggiore flessibilità soprattutto per i barili di invecchiamento che non devono per forza essere nuovi. Il braccio di ferro si è inasprito nelle ultime ore, con Brown-Forman che ha dichiarato il whiskey del Tennessee ”sotto attacco”, con la flessibilità chiesta da Diageo che ”diminuirebbe la qualità e l’integrità del whiskey, con un prodotto inferiore”. Immediata la replica di Diageo: Brown-Forman produce un whisky, Early Times, invecchiato in barili usati e quindi, seguendo la sua logica, si tratta di un prodotto inferiore.