Montezemolo in politica esordisce con una gaffe su Galateri

Pubblicato il 26 Novembre 2010 - 13:25 OLTRE 6 MESI FA

Luca Cordero di Montezemolo

Grande fibrillazione attorno al nuovo mistero di Fatima: se Luca Montezemolo entrerà attivamente in politica, come candidato leader allo schieramento moderato di centro anti berlusconiano.

I giornali registrano due cose importanti: una apertura del quotidiano Avvenire, si presume per conto dei suoi azionisti, i vescovi italiani, e una gaffe dello stesso Luca sul nome di Gabriele Galateri di Genola.

Partiamo da qui, nel racconto di Tommaso Labate sul Riformista: “Un video amatoriale riprende un Montezemolo appena sceso dal palco della manifestazione di ItaliaFutura mentre, di fronte a un gruppo di imprenditori napoletani, critica pesantemente Gabriele Galateri di Genola. Proprio lui, il presidente della Telecom nato, come «Luca», sotto il segno dell’Avvocato Agnelli”. (Qui Labate è o si finge un po’ ingenuo perché dovrebbe sapere che le rivalità e le antipatie più feroci maturano all’ombra dei troni negli intrighi di corte, Saint Simon docet).

Spiega Labate: “A Montezemolo non è andato giù che il designato presidente degli industriali di Napoli Paolo Graziano abbia estromesso il suo fedelissimo (e socio nell’avventura ferroviaria di Ntv) Gianni Punzo da una «squadra» in cui invece è stato inserito Galateri: “Sarebbe come se io, quand’ero presidente della Fiat, avessi fatto il vice presidente di un’associazione dove non sono mai andato”, scandisce un imbufalito Montezemolo nel fuori onda. “Io credo che Galateri a Napoli non sia mai venuto. Forse una volta al mese”, aggiunge. E quando uno degli interlocutori si lascia scappare, sempre riferito a Galateri, un “ma nessuno lo conosce [a Napoli], ecco che il numero uno del Cavallino rampante chiude il cerchio: «Con un’imprenditoria così», dice guardando i colleghi industriali partenopei, «ha dell’incredibile. Cioè se uno lo racconta…»”.

Conclude Labate: “Il gancio pugilistico contro Galateri, che Luca sferra senza sapere di essere a favor di telecamera (nascosta) , non passa inosservato. Non a caso, il sito Dagospia brucia tutti sul tempo e guardando al 2012, quando si giocherà la partita per la successione alla Marcegaglia, azzarda: è proprio Galateri, ex numero uno della cassaforte degli Agnelli (l’Ifil), la carta coperta per la prossima presidenza di Confindustria. O quantomeno uno dei sicuri iscritti a quella grande partita a cui potrebbe partecipare anche Aurelio Regina, il presidente degli Industriali di Roma, che il Foglio di ieri l’altro ha salutato come «lo smaliziato imprenditore che piace ai grandi dell’establishment, che sogna di guidare il partito anti tasse e che ha lanciato la sua sfida a Marcegaglia»”.

Meno giustificato sembra invece l’entusiasmo del Riformista per la asserita levata di cappello dei vescovi verso Montezemolo, Secodo il Riformista, ” Avvenire, caustico con la formazione politica di Fini”, di fronte a Montezemolo “s’è levato il cappello” e cita l’editoriale di Sergio Soave, direttore: “Il suo [di Montezemolo] è un utile contributo politico” e la sua ambizione di “fare squadra” rappresenta “un buon obiettivo”.

A leggere meglio, la posizione dei preti è un po’ più sfumata. Per Avvenire ”è presto per valutare se l’iniziativa di Montezemolo, di cui ancora non sono stati precisati i caratteri concreti, sarà un utile ingrediente in questa fase confusa, ma non priva di prospettive ricostruttive”. E ancora:  ”C’è da augurarsi  che anche in lui prevalga lo spirito costruttivo e ricostruttivo su quello polemico e caustico, che pure non gli manca”; ”l’intenzione dichiarata” di Montezemolo ”è quella di ‘fare squadra”: uno ”slogan suggestivo e non inedito”. Ma certo ”’è ormai chiaro a tutti che l’esigenza di coesione sociale è molto sentita nel Paese e che se ne vedono i sintomi in vari settori”.

A favore di Montezemolo si è detto l’ex ministro dell’Interno e democristiano di lungo corso Beppe Pisanu, che ne ha apprezzato «la vivacità» che può arricchire il dibattito. I finiani, con Carmelo Briguglio, hanno confermato con tanto di applausi l’auspicio che il presidente della Ferrari esordisca con una lista civica a Napoli.

Sempre a vantaggio del presidente Ferrari  ha parlato anche il leader dell’Api Francesco Rutelli, uno che non aspetta altro che di poterlo accogliere nel grande centro: “Il Paese ha bisogno di un salvataggio collettivo, di una straordinaria svolta in senso civico” ha detto Rutelli, a SkyTg24 . “Se Montezemolo dà una mano alla cosa pubblica è positivo”, ha aggiunto, “quando vorrà impegnarsi lo farà e sarà una cosa utile, ben venga la disponibilità di personalità dell’impresa e della società”.

Da destra, dove sanno che Montezemolo è il cuore della partita al centro, dove da sempre si decidono le elezioni, piovono bordate. Ha iniziato Bossi, con un colpo dei suoi:  ”Montezemolo è uno che le rogne se le cerca. Parla di politici più morali? Ma chiediamogli come ha fatto a fare il suo treno guadagnando migliaia di miliardi. E’ l’esempio tipico di italiano che vede la pagliuzza nell’occhio dell’altro e non la trave nel suo. Ma come mai gli hanno dato il permesso per il treno?”. Più politically correct, ma sempre duro ‘ il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: ”Se Montezemolo vuol fare politica dovrà confrontarsi con i consensi e con i dissensi, ma secondo me la forza di Berlusconi e’ maggiore” .

Il presidente Ferrari, in tutto questo, continua a rimanere con un piede in due scarpe. Getta il sasso e nasconde la mano, parla da politico e nega la discesa in campo. ”Bisogna stare attenti ed evitare di parlare dalla tribuna e fare solo critiche – ha detto Montezemolo alla presentazione dell’intesa siglata da Telethon con l’Aci – Io credo che si possa non fare politica, ma dare un contributo positivo di passione e spirito civile al proprio paese”.  ”L’importante – ha continuato – e’ non fare solo discorsi dalla tribuna. Va dato il massimo rispetto e supporto a chi va in campo, ma non si puo’ lasciare solo ai politici il compito di parlare di politica. La societa’ civile, che si impegna per il futuro del paese, deve dare a chi governa supporto ed idee. Sono convinto – ha concluso – che debba esserci un rapporto sempre piu’ stretto tra la societa’ civile e la politica, fermo restando il rispetto dei ruoli”.

Mentre l’uomo più dibattuto del momento tergiversa dal Corriere della Sera Aldo Cazzullo gli scrive di darsi una mossa e prendere una decisione chiara una volta per tutte.  “Troppo forte – scrive il giornalista – l’ipoteca di Berlusconi e Bossi sulla destra, e l’ipoteca della sinistra sull’opposizione. Fini e Casini non sembrano ansiosi di affidare a Montezemolo la leadership del polo centrista, e lui stesso non è certo entusiasta della prospettiva di guidare uno schieramento che pur strappando un buon risultato arriverebbe terzo, cioè ultimo. Da qui la tentazione di diventare per i prossimi mesi il convitato di pietra della politica italiana, punzecchiando Berlusconi, denunciando le inadeguatezze dell’opposizione di sinistra, muovendosi come un attore della scena pubblica, in attesa che maturino le condizioni per assumere la parte del protagonista. È una tentazione legittima. Ma è difficile che Montezemolo possa restare in questa posizione, con un piede dentro e un piede fuori dalla politica, ancora a lungo”.

“Certo – aggiunge – ha ragione quando dice che è inaccettabile zittire le critiche come disturbi al manovratore, quando ricorda che non occorre essere politici di professione o venire eletti in Parlamento per partecipare alla vita pubblica. Il dispetto con cui Berlusconi e i suoi reagiscono alle stoccate conferma che esse colgono nel segno. Ma proprio per questo sarebbe bene introdurre un elemento definitivo di chiarezza. Un partito non si improvvisa, dice Montezemolo; non è tempo di «one man show» alla Berlusconi; più che riciclare vecchie nomenklature, è bene chiamare all’impegno civile giovani, professionisti, imprenditori, professori. Giusto. Ma proprio per questo indugiare oltre, senza prendere una decisione definitiva in un senso o nell’altro, diventa ogni giorno più difficile e lo espone a brutte figure o a facili ironie. Berlusconi è in difficoltà, ma non sarà mai battuto fino a quando di fronte a lui emergerà non l’ennesimo postcomunista, ma un’alternativa in grado di unire moderati e riformisti. Se invece l’idea di Montezemolo è attendere che Berlusconi si ritiri o crolli da sé, per poi ereditare almeno una parte dei suoi voti, allora l’attesa rischia di essere molto più lunga dei due anni e mezzo che mancherebbero alla scadenza naturale della legislatura”.