Mario Giordano, direttore del Giornale sacrificato per Sarkozy e Carla Bruni

Pubblicato il 21 Agosto 2009 - 19:02| Aggiornato il 6 Maggio 2013 OLTRE 6 MESI FA

Onore delle armi a Mario Giordano che lascia la direzione del Giornale dopo averne fatto un quotidiano schierato, all’occasione fazioso, ma la cui lettura era un obbligo, perché aveva le notizie. Era un giornale come forse non lo era mai stato.

L’allontanamento non era atteso, Giordano non lo ha gradito. Forse non ce lo avrebbe dovuto dire, perché la precarietà è intrinseca al comando. In chiusura di capitolo, invece, Giordano si è rivelato un po’ lamentoso: nel suo editoriale di addio, nelle dichiarazioni rilasciate a Cortina, che sembra avere preso il posto di Capri, questa estate, nella Fiera delle Vanità italiane.

Giordano è sostituito da Vittorio Feltri, uno dei più capaci direttori di quotidiano del dopoguerra, che diede in passato un forte impulso al Giornale prima di entrare nella schiera dei fondatori, con Scalfari e Montanelli, dando vita a Libero.

Ci sono varie spiegazioni sull’avvicendamento, ma la preferita è che la vicenda di Giordano ha reso l’Italia un po’ più internazionale, perché l’ha resa simile alla Francia, nel senso che nulla ci leva dalla testa che l’allontanamento di Giordano sia una capitolazione del padrone, Silvio Berlusconi, di fronte all’arroganza di Nicolas Sarkozy. Il Giornale si era macchiato di una grave colpa: aveva attaccato la moglie di Sarkozy, cioè Carla Bruni.

Il Giornale aveva ragione, criticandola, perché la Bruni aveva fatto la strana e aveva snobbato i programmi per signore del G8 dell’Aquila. Ma la Bruni non aveva gradito e aveva anche polemizzato con l’inviato del Giornale in conferenza stampa, e il Giornale aveva rincarato la dose.

Troppo per la coppia Sarkozy. C’è un precedente che depone a favore di questa tesi. Sarkozy fece licenziare il direttore di Paris Match perché aveva pubblicato una foto dell’altra, moglie, Cecilia, con l’amante, quando era ancora sposata a lui, ministro dell’Interno.

E c’è una spiegazione alla debolezza di Berlusconi. Il bisogno che Berlusconi ha di avere un buon rapporto almeno con un importante capo di stato, in un momento in cui i leader degli altri paesi lo snobbano (turchi e russi eccettuati) e anche i preti ce l’hanno con lui.