I 700 miliardi spariti: quanti per crisi, quanti “inguattati”?

Pubblicato il 8 Aprile 2013 - 12:41| Aggiornato il 22 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – I 700 miliardi spariti: quanti per crisi, quanti “inguattati”? Dei titoli finanziari detenuti dagli italiani mancano all’appello circa 700 miliardi: ovvio che la grande crisi abbia inciso parecchio, che una parte è andata a compensare le riduzioni dei redditi, ma i conti non tornano, e la fuga dei capitali all’estero, al riparo dall’occhio del fisco, resta la giustificazione più appropriata. Il bilancio presentato dal Bollettino Statistico della Consob è chiaro: 1.151 miliardi di euro è la dote accumulata dai risparmiatori italiani in beni azionari e obbligazionari, a settembre 2012, contro i 1821 miliardi di maggio 2010.

A partire da questo dato, Ettore Livini su Repubblica (Affari & Finanza 8 aprile) effettua un po’ di calcoli non complicati che circoscrivono il terreno di una vera e propria caccia al tesoro, ovvero quel gruzzolo da quasi 700 miliardi sparito dai radar nazionali. A maggio 2010, la ricchezza privata in titoli era quantificata (sempre dati Consob) in 1821 miliardi di euro. Lo “spread”, la differenza tra prima e dopo è di 670 miliardi: che fine hanno fatto? Seguiamo gli indizi.

Le azioni e le obbligazioni. Il primo porta a Piazza Affari: da giugno 2010 a settembre 2012 la Borsa italiana ha bruciato più di 110 miliardi del suo valore. Nello stesso periodo, però, il valore delle azioni italiane nei conti depositi degli italiani è diminuito è crollato da 277 miliardi a 100 miliardi. 177 miliardi di azioni dove sono finiti? Stesso discorso per i bond bancari: l’andamento dello “spread”, quello vero, la crisi finanziaria non spiega l’ammanco di 380 miliardi in obbligazioni e titoli che mancano all’appello.

La “prova” sui conti correnti. Il denaro uscito dagli investimenti finanziari non è transitato verso i conti correnti: questo è un fatto. “Carta canta” scrive Livini, che aggiunge:

“A fine 2011 i depositi di liquidità degli italiani in banca erano pari a 1.112 miliardi di euro. Oggi (dati di fine febbraio 2013) erano 1.195, 78 miliardi in più. I 670 miliardi svaniti nel nulla, insomma, non hanno traslocato qui e vanno cercati altrove”.