Il colosso delle assicurazioni americano Aig ignorò volontariamente i primi segnali della crisi finanziaria: lo rivela una causa mossa verso la compagnia, ripresa da un’inchiesta del Washington Post. Aig ha ammesso che i direttori esecutivi sono stati, forse, troppo ottimisti, ma ha negato ogni intento all’inganno dei clienti e degli azionisti.
Il giornale americano ha rivelato che già nel 2007, un anno intero prima che il governo federale decise uno dei maggiori piani di salvataggio nella storia americana per impedire che Aig fallisse, era iniziato un giro di mail all’interno e all’esterno di Aig in cui si chiedeva a Joe Cassano, capo dell’ufficio di Londra, i rischi effettivi cui era esposta l’azienda.
Pubblicamente, i capi dell’azienda si trovavano d’accordo e ottimisti su un fronte univoco. Ma in privato le mail che si scambiavano raffiguravano una compagnia assicurativa divisa da dubbi interni che nessuno realizzò durante quei mesi tesi. Elias Habayed, direttore di un headquarter di Aig, sembrava in disaccordo con le affermazioni di Cassano che il mercato dei titoli subprime non avrebbe portato dei rischi all’azienda.
«Mentre tutti sono tranquilli con le conclusioni che sono state raggiunte in passato – Habayed scrive a Cassano – dovremmo chiederci se dobbiamo cambiare il nostro comportamento, vista la confusione e la tempesta nei mercati finanziari».
I prodotti finanziari hanno fatto guadagnare a Aig miliardi di dollari nell’enorme mondo senza regole dei derivati, ma quando il boom dei mutui subprime ha iniziato a sgonfiarsi nel 2007, alcune email da New York iniziarono ad assumere un tono preoccupato.
Le email, oltre a rivelare le tensioni all’interno di Aig, sottolineano anche i principali ostacoli per i giudici nell’individuare i colpevoli della crisi finanziaria. In una cultura di Wall Street definita in base all’abilità delle vendite e al segreto, individuare la differenza tra ottimismo e frode può essere davvero complicato.