Al via il nuovo processo civile. Vecchio iter ordinario addio, d’ora in avanti le parti potranno scegliere quello “sommario”

Pubblicato il 8 Luglio 2009 - 19:52 OLTRE 6 MESI FA

Da lunedì 6 luglio è ufficialmente in vigore la riforma del processo civile, che ha come obiettivo l’accelerazione dei tempi dei processi, quindi una giustizia più rapida per il cittadino.

Sono coinvolti tutti gli uffici, in primo luogo le sedi di tribunale e dei giudici di pace, che costituiscono il polmone dell’apparato. È proprio qui, infatti, che si annida la malattia del sistema attuale: oltre sei milioni di cause pendenti, più di cinque in tribunale e un altro milione e 200mila dai giudici di pace.

Le cause civili vengono riformate introducendo alcune novità. Si parte dalla testimonianza scritta:  il giudice, su accordo delle parti, può raccogliere la deposizione del testimone e le risposte ai quesiti su cui è interrogato per iscritto. Ai giudici si chiede poi di redigere sentenze sintetiche e quindi più rapide e si prevede il riordino, delegato al governo, dei riti, che oggi sono oltre 27. Il giudice potrà disporre anche la pubblicazione delle sentenze di condanna sui giornali o in alternativa sul sito internet del ministero della Giustizia.

Al giudice di pace da oggi sarà assegnata una fetta rilevante di ciò che finora spettava ai tribunali. Manovra vincente? Non sembrano vederla così i giudici onorari, che hanno proclamato dal 13 al 18 luglio uno sciopero, non tanto contro la riforma, ma contro il mancato parallelo adeguamento delle risposte a disposizione.

D’ora in avanti, gli operatori si troveranno di fronte a un panorama piuttosto articolato in tribunale e solo per le cause pendenti continuerà ad applicarsi, con alcune eccezioni, il vecchio rito ordinario. Quelle nuove seguiranno, invece, un doppio binario: quelle finora appannaggio del giudice monocratico potranno essere trattate, qualora le parti lo ritengano opportuno, con il nuovo e più veloce processo sommario. Tutte le altre seguiranno le regole del nuovo processo ordinario di cognizione, che manderà definitivamente in soffitta il rito societario.