Fusione Alitalia-Air France. Il matrimonio che non s’ha da fare per molti, le tappe che portano a Parigi

Pubblicato il 3 Novembre 2010 - 20:30| Aggiornato il 4 Novembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

L’amministratore delegato di Alitalia Rocco Sabelli ha annunciato l’intenzione di arrivare alla fusione  Alitalia-Air France per il 2013 . Se la cosa avverrà, ci sarà di che gridare allo scandalo, perché la fusione tra le due compagnie di bandiera era già nel piano originario del governo Prodi e venne fermata in nome della italianità di Alitalia. Per questo il matrimonio non convince tanti e  ritorna in mente la frase di Silvio Berlusconi: “L’azienda resterà italiana”, che fermò l’iniziativa del già tarballante Prodi.

In un’Italia senza più pudori, di voyeur interessati più alle puttane che a dove finiscono i soldi dei cittadini, quello di Alitalia potrà ben essere definito come uno scandalo di regime, che ha visto uniti destra e pezzi della sinistra in una operazione che solo il tempo permetterà di comprendere nei suoi contorni precisi. Finora l’unico risultato chiaro è stato il salvataggio di Air One.

Intanto si sono avute le prime reazioni all’idea lanciata da Sabelli. Dal segretario uscente della Cgil, Guglielmo Epifani, passando per il sindaco di Roma Gianni Alemanno al presidente della Provincia Nicola Zingaretti, passando per il ministro dei Trasporti Altero Matteoli la risposta alla proposta è negativa. Lo stesso Roberto Colaninno, presidente di Alitalia, ha bocciato la proposta di Sabelli che ha messo le mani avanti parlando degli azionisti contrari: “Ne vengo a conoscenza in questo momento. Questo può essere un pensiero di Sabelli ma certamente non è condiviso dagli azionisti”.

Intanto però, come ricostruisce il Corriere della Sera in un articolo di Antonella Baccaro, Sabelli “con questo ha probabilmente rivelato con sincerità l’unico orizzonte possibile del piano denominato «Fenice» verso cui sta consapevolmente conducendo la compagnia. Prima tappa: il salvataggio nel 2008. Seconda: il pareggio nel 2011. Terza: la fusione con i franco-olandesi nel 2013”.

“La compagnia che il manager oggi sta delineando è in sostanza un «regional», cioè un vettore in grado di coprire la propria aerea di riferimento, il Paese (in cui la quota di mercato è salita al 53%), offrendo una buona scelta di voli europei e un selezionato carnet di voli intercontinentali che, nelle previsioni, non supereranno i 18, e che oggi sono 14, esattamente come nell’estate 2008, qualche mese prima della privatizzazione. Insomma niente a che vedere con le grandi compagnie, come Air France-Klm, Lufthansa e British Airways, che da tempo hanno aggregato intorno a sé i vettori minori, tra cui, appunto, la stessa Alitalia che gravita nell’area franco-olandese”.

Quindi resterebbe come unico obiettivo a medio termine, quello del pareggio dei conti nel 2011, con la riduzione dei costi, anche del lavoro.