Alitalia vale un euro, è costata 13 mld. Ma non finisce mai

di Lucio Fero
Pubblicato il 9 Settembre 2021 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA
Alitalia vale un euro, è costata 13 mld. Ma non finisce mai

Alitalia vale un euro, è costata 13 mld. Ma non finisce mai FOTO ANSA

Alitalia vale un euro, tanto è costato ad Ita acquisirne il ramo volo e tanto è il valore sul mercato di un’azienda che opera in perdita strutturale e irremovibile. Alitalia è costata negli anni 13 miliardi. Tredici miliardi di euro di soldi pubblici, tredici miliardi! Eppure Alitalia è fallita, infatti vale un euro. Ma Alitalia non finisce mai, è in atto e va in scena un rumoroso tentativo di trapianto di Alitalia in Ita. Sindacati non senza sponde politiche vogliono che Ita sia come Alitalia: capace di assorbire miliardi di denaro pubblico e di valere alla fine un euro.

Chi assume chi

In Ita all’inizio delle attività c’è posto per circa 2800 dipendenti. Ad Ita sono arrivate circa trentamila domande di assunzione, tutte corredate da relative e diversificate competenze. Dei trentamila che si offrono per lavorare in Ita circa 7000 sono ex dipendenti Alitalia (settemila dei circa undicimila totali). I sindacati pongono come condizione irrinunciabile che Ita assuma in via pregiudiziale gli ex Alitalia, quindi che tutto il personale di Ita sia di fatto composto da ex Alitalia secondo parametri ed elenchi su cui sindacato metterà bocca e parole decisive. Quindi Ita sarebbe una azienda che non sceglie i suoi dipendenti, li acquisisce per via sindacale.

Cassa integrazione fino al 2025 e all’ottanta per cento dello stipendio

I sindacati che hanno rotto le trattative chiedono ad Ita cassa integrazione fino al 2025 per gli ex dipendenti Alitalia che non saranno assunti da Ita. Anche si facesse come vogliono i sindacati (tutti i 2800 assunti ex Alitalia) ne restano fuori circa ottomila ex Alitalia. A questi sindacati chiedono siano riconosciuti e garantiti quattro e passa anni di Cassa Integrazione pari all’ottanta per cento dello stipendio.

Nettamente di più e per più tempo di quanto non sia riconosciuto e garantito ai lavoratori di altri comparti industriali e aziende. Perché? Perché entro il 2025 dovrebbero essere riassunti tutti o quasi e quindi i quattro anni potrebbero essere così di relativa serena attesa. E poi soprattutto perché Alitalia è…Alitalia. E tale deve essere anche Ita. Il precedente per una Cassa Integrazione all’ottanta per cento dello stipendio? Certo che c’è: è Alitalia nel 2008.

Contratti di lavoro

Ita ha proposto contratti di lavoro dove compaiono parti della retribuzione legate ai risultati di esercizio. Più o meno un 15% in meno di retribuzione fissa, recuperabile se azienda va bene. Sindacati hanno detto che non se ne parla.

La differenza chi la mette?

La differenza tra Alitalia e Ita per i sindacati deve essere ridotta al minimo. La differenza in milioni (e se necessario anche miliardi) tra quanto costa una compagnia aerea che non vola a perdere ed Ina modello Alitalia ce la deve mettere lo Stato. Così i sindacati hanno replicato al ministro Giorgetti (leghista) che ha osato dire che Ita deve essere economicamente compatibile con la realtà. Non ha fatto così lo Stato da 13 miliardi in qua? Alitalia, non finisce mai.