Legge di Bilancio ultima versione, almeno a quanto annunciano i giornali a loro volta informati dai partiti che ciascuno ama intestarsi le ultimissime modifiche. Modifiche, meglio dire allargamenti. Allargamenti di spesa ovviamente. Ciascuno ha avuto qualcosa, qualcosa in più di quanto c’era nella Legge di Bilancio originaria. Non è ancora detto l’ultimo voto parlamentare ma sembra proprio la maggioranza si sia attestata dietro e dentro questo a ciascuno un po’.
Tetto Isee vade retro
M5S ha condotto battaglia perché il rimborso fiscale pari al 110% delle spese per riqualificazione degli immobili non conoscesse limiti di reddito da parte del proprietario. Veri e propri avversari politici da sconfiggere in questa battaglia M5S non aveva, nessun partito si voleva intestare rigidità. L’avversario erano i conti, il bilancio pubblico e i costi di una misura universale. Avversario sconfitto: il 110% va anche alle villette, qualunque sia il reddito del proprietario. Resterebbe da sconfiggere la fabbrica delle fatture false e gonfiate relative al 110%, finora ha prodotto circa un miliardo in truffe (stima Agenzia Entrate, quella che paga il 110%).
Ape più sociale per gli edili
Ape, cioè possibilità di andare in pensione relativamente giovani. O almeno anagraficamente giovani, ma non tali riguarda alla durata del lavoro svolto. Il Pd si è molto battuto perché una categoria in particolare, quella degli edili, ottenesse una combinazione tra anni di contributi ed età anagrafica tali da poter mandare in pensione a 62 anni di età. Pensioni di importo non certo rilevanti, pensioni precoci giustificate da gravosità del lavoro svolto. Ma di certo un’altra eccezione alla legge che vorrebbe l’età pensionabile italiana a…quanti anni? Nei fatti non si sa, sono talmente tante le eccezioni che la regola è svanita, sfumata nella realtà. La realtà è un’età media in cui si va in pensione in Italia pari a circa 62/63 anni.
Dehors, ancora no tax
Bar e ristoranti hanno guadagnato almeno altri tre mesi di tempo ma soprattutto hanno guadagnato il consolidarsi dell’abitudine che in Italia costituisce di solito solida fonte di diritto. Per almeno altri tre mesi i dehors installati da bar e ristoranti su marciapiedi e strade cittadine continueranno ad essere no tax, esenti da qualsiasi onere per occupazione di suolo pubblico. Più che i mesi conta il principio: giustamente e sanamente concessi a bar e ristoranti per economicamente sopravvivere servendo all’aperto, giustamente autorizzati in regime di non tassazione, i dehors si avviano a diventare diritto acquisito anche e non solo in pedane, tettoie e tavolini. Si va ad acquisire anche la loro natura di fiscalmente esenti, a questo tenevano soprattutto Forza Italia e Lega.
E le cartelle esattoriali, nuovo rinvio o no? Nell’ultimissima versione divulgata in forma semi ufficiale il rinvio del pagamento c’è, la suspance è limitata al come e fino a quando.