Il conto degli arbitrati sull’Alta velocità: sei miliardi di euro che minano le Ferrovie dello Stato

Pubblicato il 9 Agosto 2010 - 20:03 OLTRE 6 MESI FA

Una bomba da sei miliardi di euro quella degli arbitrati tra i general contractor, le cordate di imprese incaricate di costruire i diversi tratti di alta velocità, e le Fs. L’Alta velocità ferroviaria è già costata moltissimo alle casse dello Stato, ma il conto rischia di essere infatti ancora più salato, perché c’è un ordigno che mina l’amministratore delegato delle Fs Mauro Moretti e Giulio Tremonti, che da ministro del Tesoro è l’azionista di controllo delle ferrovie.

Come riporta Il Fatto Quotidiano infatti se i collegi arbitrali chiamati a decidere chi ha ragione tra committente (le Fs) e i general contractor dovessero accettare le rischieste di questi ultimi, Moretti e Tremonti dovrebbero trovare la stratosferica cifra di sei miliardi, più di quanto doveva costare l’intera rete alta velocità secondo le prime stime di 20 anni fa.

La somma è alta ed è pari a un quarto della manovra finanziaria appena approvata dal governo. “Con questi numeri siamo di fronte a una potenziale voragine nella voragine, visto che l’Alta velocità rispetto a progetti analoghi all’estero è già costata più del triplo”, dice l’economista dei trasporti Marco Ponti.

Adesso pare se ne siano accorti anche dentro le Fs: i contratti per i general contractor sono stati scritti male, è troppo facile contestarne il contenuto per le imprese, sindacare sui prezzi forfettari stabiliti in origine e ottenere che i costi (e quindi i ricavi per le imprese) lievitino a livelli insostenibili. Si finisce così davanti a un collegio arbitrale, che nomina un CTU, cioè un consulente tecnico d’ufficio, che cerca di stabilire chi ha ragione e quanti soldi spettano davvero ai general contractor.

Purtroppo per le Fs, e per lo Stato, come ha spiegato l’Autorità di vigilanza sugli appalti nella sua relazione 2010, “nella quasi totalità dei giudizi arbitrali viene dichiarata la soccombenza parziale delle Amministrazioni, e pertanto il parziale rigetto della domanda attrice. Rara è stata la soccombenza totale di una delle due parti”. Significa che le imprese che contestano il contratto difficilmente ottengono la somma richiesta, ma quasi sempre strappano qualcosa, rendendo l’aumento dei costi per le singole tratte quasi certo.

La soluzione per il futuro è quella di rendere di fatto impossibile ricorrere all’arbitrato in caso di controversie, salvo casi previsti in modo esplicito dal ministero dei Trasporti e limitando a 100 mila euro i compensi per i componenti del collegio arbitrale, una cifra così bassa da scoraggiare qualunque potenziale arbitro dal cimentarsi con vicende così complesse. E anche la Finanziaria 2010 ha posto limiti alla possibilità che i general contractor avanzino proposte esagerate.