Anche Vendola dice no alla proposta sull’art. 18. “E’ come quella di B.”

Pubblicato il 16 Marzo 2012 - 18:45 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – ''Oggi non sappiamo ancora qual e' la proposta precisa che sta maturando al tavolo del confronto sul mercato del lavoro. Ma certo la proposta di riforma del mercato del lavoro presentata dal governo nella notte, per quello che si conosce, va nella direzione sbagliata, quella gia' imboccata a suo tempo da Berlusconi''. Lo afferma Nichi Vendola.

''La stella polare che orienta le scelte – sottolinea – ci pare la stessa. Deregolamentazione e flessibilita' restano le formule magiche. Dovrebbero garantire sviluppo e crescita: maggiore efficienza, maggiore produttivita' e dunque anche piu' posti di lavoro e salari migliori.

Deregulation e flessibilita' selvaggia nei fatti non hanno affatto innescato quel circuito virtuoso. Hanno solo rallentato e spesso paralizzato il percorso della ricerca e dell'innovazione, sino a tradursi in calo della produttivita' e ostacolo alla crescita''.

''La modifica, nella sostanza equivalente al taglio, degli ammortizzatori sociali – insiste il presidente di Sel – non offre alcuna protezione a chi ne era privo, e che privo ne resta. In compenso costituisce un formidabile incentivo ai licenziamenti. La riduzione delle tipologie di contratto da quasi 50 a 8 e' una svolta, ma rischia di rimanere solo apparente: non sfiora l'anima del dramma in cui sono costretti a vivere nell'insicurezza permanente milioni di giovani e lavoratori precari.

Il praticantato resta infatti la base del sistema, e si tira dietro la precarieta' come modello fondante e in prospettiva unico delle relazioni industriali. D'altra parte, solo con la volonta' di procedere a tappe forzate verso la precarizzazione del lavoro si spiega l'insistenza sulla restrizione o cancellazione dell'art.18. Null'altro infatti puo' giustificarla e il piu' bugiardo tra gli alibi e' proprio quello che sbandiera la necessita' di dare lavoro ai giovani''.

''Manca in compenso, nel piano del governo, quel che dovrebbe esserci: una strategia capace di scommettere sulla modernita' reale, dunque sulla produzione ad alta compatibilita' ambientale, e quindi sull'innovazione e sulla ricerca. Ci sarebbe invece bisogno – conclude Vendola – di intervenire sulla crescita, con un piano per l'occupazione.

Ma di tutto cio' pero' non vediamo traccia: vediamo al contrario il governo perseguire nell'esecuzione dei dettati della Bce. Ma questo non serve all'Italia. E su questo non siamo d'accordo''.