L’appello a pagamento di un imprenditore: “Compriamoci il debito!”

Di Daniela Lauria
Pubblicato il 4 Novembre 2011 - 20:53 OLTRE 6 MESI FA

L'appello di Giuliano Melani

PISTOIA – Giuliano Melani, cinquantenne pistoiese, ha acquistato un’intera pagina del Corriere della Sera per invitare gli italiani a comprare i titoli di Stato e aiutare il Paese ad uscire dal pericoloso avvitamento della crisi. Non un ricchissimo imprenditore ma un libero professionista, responsabile leasing di una banca italiana. Ha lanciato la sua proposta proprio mentre alcune banche internazionali riducono la loro esposizione verso il debito sovrano dei paesi in difficoltà.

“Facciamo uno sforzo, compriamo il nostro debito. Chi più ne ha più ne metta. Rechiamoci in banca, mandiamo a ruba i nostri titoli di Stato. Compriamoli al tasso di rendimento più basso possibile. Compriamoli anche a tasso zero” implora il messaggio.

Dopo l’iniziativa di Enrico Frare, titolare della E-Group che aveva comprato anche lui una pagina del Corriere, posando nudo per provocazione, per manifestare il disagio della sua categoria di fronte alla crisi, ecco un’altro gesto estremo.

Quello che Melani spera è che lunedì mattina le richieste di acquisto su Btp, Cct, Ctz riescano a creare un’onda di acquisti tale da abbattere lo spread con i bund tedeschi. Quel differenziale per il quale l’Italia paga il proprio debito 430 punti base in più dei tedeschi.

Melani dà il buon esempio e  si impegna ad acquistare lunedì 20.000 euro in Btp, nel frattempo ne ha già dati al Corriere “20.570 iva compresa” per pagare la pagina di inserzione.”Io non sono Della Valle – ha tenuto a precisare – ma voglio essere uno dei portatori sani della soluzione. Questo appello mi è costato un botto, per favore non fatene carta da macero!”

E ancora, si giustifica, raggiunto dai cronisti: “Mi sono deciso a comprare la pagina quando ho letto sui giornali titoli da far paura dove si spingevano i lettori a vendere i propri titoli di stato. Roba da incoscienti”.

Melani lancia il suo appello a “salvare questo Paese”, perché “non saranno certo né Bersani né Berlusconi a farlo. Se continuano a salire i rendimenti dei titoli tutte le manovre che facciamo continueranno a essere bruciate”.La struttura del debito pubblico italiano, 1.900 miliardi di euro circa – ragiona – è tale per cui ogni anno ci viene richiesto di rinnovare il debito per 260/270 miliardi. “Vi giuro che ci conviene, negli ultimi due anni sono state poste in essere manovre per 200 miliardi, sono andati tutti perduti perché nel frattempo sono saliti i tassi d’interesse sul debito”.

Una mano sulla coscienza se la mette anche lui, a nome di tutti gli italiani, perché “il nostro problema sono i debiti contratti anche a causa dei comportamenti  non corretti di ognuno di noi. Quando non abbiamo pagato le giuste imposte, quando ci siamo riempiti di medicinali che abbiamo regolarmente buttato, quando abbiamo eletto persone inadeguate, quando non ci siamo messi a disposizione”.

Conclude speranzoso: “Saremo ricompensati mille volte di quel poco che non abbiamo nemmeno speso ma prestato al nostro grande Paese, l’Italia”.