ROMA – ArcelorMittal ha comunicato ai sindacati lo stop allo spegnimento dell’altoforno 2 e la riapertura degli uffici commerciali. Nel frattempo perquisizioni e sequestri da parte della guardia di finanza sono in corso negli uffici di Taranto. E Milano indaga (sia pur contro ignoti finora) per presunti reati fallimentari e fiscali, dopo che la procura aveva ingiunto all’azienda ieri di riconsiderare lo spegnimento dell’altoforno in attesa dell’udienza del 27 novembre.
“Inadempimento totale per i propri interessi”
L’intervento è stato disposto su delega della procura di Taranto nell’ambito dell’inchiesta avviata dopo l’esposto presentato dai commissari dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria. Il ricorso dei commissari denuncia “inadempimento plateale” degli impegni sottoscritti dall’azienda e formalizza il sospetto che la forzatura dello spegnimento sia avvenuto per perseguire i “propri interessi”.
A Milano aggiotaggio e reati fallimentari
La procura di Milano indaga anche per false comunicazioni e reati fallimentari. Oltre all’aggiotaggio informativo, ossia alle false comunicazioni al mercato, i pm milanesi contestano il reato di distrazione di beni del fallimento.
Omessa dichiarazione dei redditi
Gli inquirenti anche oggi stanno sentendo alcuni testimoni nell’indagine e sono previste anche acquisizioni di documenti da parte degli investigatori. Allo stato il fascicolo con ipotesi di reato è a carico di ignoti.
Nell’ambito dell’indagine aperta venerdì scorso su ArcelorMittal e il suo tentativo di sciogliere il contratto di affitto dell’ex Ilva, c’è anche l’accusa di omessa dichiarazione dei redditi tra quelle contestate dalla Procura di Milano.
Tra i documenti contabili che la Gdf di Taranto sta acquisendo negli uffici dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal ci sono quelli che riguardano l’acquisto delle materie prime e la vendita dei prodotti finiti, considerando le ingenti perdite segnalate dalla multinazionale rispetto alla gestione commissariale. L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, con l’aggiunto Maurizio Carbone e il pm Mariano Buccoliero. (fonte Ansa)