L’art. 18 vale 200 punti di spread? Lavoro, la lettera Bce guida Monti

Pubblicato il 7 Febbraio 2012 - 12:56 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il calo dello spread dipende dalla riforma dell’articolo 18? La tesi, che lega i grafici dell’andamento dei titoli di Stato alla velocità con cui si metterà mano alla riforma del mercato del lavoro, sarebbe da attribuire alla coppia Monti-Fornero, secondo la ricostruzione di un retroscena di Repubblica. I tecnici dell’Economia  avrebbero anche proposto delle cifre: il segnale di discontinuità rappresentato dalla riforma, articolo 18 compreso, varrebbe 200 punti di spread in meno. Cioè rendimenti dei Btp a 10 anni ai livelli pre-crisi.

E’ vero che il governo si muove lungo le direttrici fissate a Bruxelles: la famosa lettera della Bce recapitata a Berlusconi che però ne disattese i punti principali, guida l’azione del gabinetto Monti. La riforma del mercato del lavoro è uno dei punti qualificanti e dirimenti dell’agenda Monti. L’altro, la riforma delle pensioni è stato già archiviato. Con il risultato, ragionano al governo, che il solo annuncio fece scendere lo spread dalla soglia critica dei 500 punti a 368 punti. Eravamo al 5 dicembre. Attualmente lo spread galleggia sui 373 punti: anche la semplice “manutenzione” dell’articolo 18 potrebbe regalarci 200 punti come premio di affidabilità. Anche per questo, sostiene Repubblica, i leader di Cisl e Uil, Bonanni e Angeletti, si sarebbero rassegnati a mantenere in vita l’articolo 18 solo a tutela contro i licenziamenti discriminatori, accettando l’indennizzo al posto del reintegro per motivi economici.

Ricordiamo che lo spread è un indicatore del rischio eventuale che uno stato non paghi i suoi debiti: tecnicamente è la differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani e il bund tedesco presi nello stesso orizzonte temporale, cioè dieci anni. Allargandosi la forbice tra il rendimento del Btp con il bund preso come parametro di affidabilità, cresce il rischio di insolvibilità. In questi giorni, lo spread tiene: ancora ieri è sceso dai 377 punti di apertura a 373, destando qualche preoccupazione quando si era affacciato sull’orlo dei 400 punti.

Il rendimento del decennale è sceso al 5,62% al 5,82%. In effetti si temeva che il mancato accordo del governo greco per l’accettazione delle misure draconiane imposte da Europa e Fondo Monetario riportasse le lancette alle ore drammatiche dell’esplosione dello spread. Così non è stato, l’effetto contagio non passa più per Atene, e il maggiore indiziato, Roma, sembra (a giudizio dei mercati) essersi messo sulla giusta carreggiata.  Ma 373 punti è ancora una quota troppo alta, secondo il governo Monti: duecento punti in meno sarebbero una manna per ridurre drasticamente gli altissimi interessi pagati sul debito.