Idraulici e fabbri scompaiono? Artigiani chiedono una scuola a Treviglio

Pubblicato il 24 Aprile 2012 - 13:54 OLTRE 6 MESI FA

TREVIGLIO – Idraulici, elettricisti e falegnami stanno scomparendo. Per questo gli artigiani di Treviglio, in provincia di Bergamo, si sono riuniti per discutere di lavoro e scuole professionali. L’assemblea di un centinaio di artigiani guidati dal professor Giulio Sapelli ha discusso della necessità di formare giovani nella manodopera specializzata. Nonostante il tasso di disoccupazione al 31 per cento tra i giovani, come riportano i dati Istat, il mercato degli artigiani è in attivo e loro cercano qualcuno a cui lasciare il testimone. Il problema è l’assenza di formazione e la presenza di genitori che per i figli sognano un lavoro “in camice bianco”.

L’iniziativa degli artigiani partita da 5 famiglie che hanno aziende che non superano i 15 dipendenti. i fratelli Daz, attivi nell’idraulica, Giuseppe Bellini, che si occupa di impianti elettrici, Roberto Aresi, falegname, Angelo Riva, fabbro, e i fratelli De Ponti che hanno un’azienda di lavori stradali e movimento terra.

Il problema è in primis la mancanza di scuole professionali, che non preparano adeguatamente al lavoro e non prevedono l’inserimento nel mercato dopo la formazione. L’altro “ostacolo” sono le famiglie, che premono sempre più per un’istruzione elevata e aspirano per i figli ad un lavoro da impiegato, in un ambiente che non contempli la fatica.

Sapelli racconta: “Luisa, una mia vecchia amica che ha un’impresa nel Canavese, mi ha raccontato che quando fa un colloquio di lavoro il candidato si presenta con la mamma. Ed è lei che interviene sempre obiettando che le 6.30 è troppo presto per alzarsi, che se c’è rumore in fabbrica non va bene e via di questo passo. C’è una mutazione antropologica della famiglia anche di estrazione operaia, magari vivono con 1.100 euro al mese ma non vogliono che il figlio lavori in un ambiente rumoroso. Per lui sognano il mitico camice bianco”.

Gli artigiani ora vogliono parlare con le famiglie e con la scuola, come spiega il falegname Aresi: “Sia chiaro noi non stiamo proponendo alle nuove generazioni un piccolo mondo antico. I nostri sono mestieri che sono diventati moderni e non hanno paura di prendere dalla tecnologia tutto ciò che serve. Prima le famiglie lo capiscono e meglio sarà”.