Aspettando mister Monti, prendiamo un’altra legnata

Pubblicato il 21 Novembre 2011 - 20:48 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti (LaPresse)

ROMA – Borse giù, spread su. Vale per l’Italia che ha appena varato il suo nuovo governo, vale per la Spagna che ha appena cambiato pagina politica con il trionfo elettorale dei popolari, e vale per l’Europa tutta con la Grecia che continua a cedere e la Francia sempre più sull’orlo della crisi. Dall’ennesimo lunedì nero delle borse arriva una nuova conferma: i mercati non guardano ai cambi di governo.

Il 21 novembre si chiude con cifre da brivido: le Borse europee bruciano in un giorno solo 194 miliardi. Quindici secchi li perde Milano, ancora una volta la peggiore, con il suo -4-57%. Anche nelle altre borse europee non si ride: Madrid accoglie l’era popolare con un -3.74%, a Parigi la perdita è del 3.41%, in Grecia si chiude a -3,74%. Male anche Francoforte, -3.35% e Londra -2,62%.

Questa volta, ma come consolazione non è granché, la “colpa” del crollo non è dell’Italia ma della Francia su cui pesa il sospetto di essere il nuovo obiettivo degli attacchi della speculazione.  Le notizie preoccupanti arrivano dallo spread con i titoli tedeschi. Non tanto per l’Italia:  lo spread Btp-Bund  resta alto ma chiude comunque sotto i 480 punti base (474,2) con il rendimento del 10 anni italiano al 6,66%. La pressione c’è soprattutto su Francia e Spagna: il differenziale tra i titoli decennali di Francia e Germania é a 155,7 punti, mentre quello dei Bonos spagnoli a 463,8.

A placare i mercati non è bastata neppure l’iniziativa di Barack Obama. Il presidente Usa, nel pomeriggio, ha chiamato Mario Monti al telefono per esprimere “piena fiducia nel governo italiano”. Fiducia, che, per ora non è condivisa dai mercati.

A questo punto diventa decisivo il super vertice dei capi di stato europei, in programma per il 9 dicembre prossimo. Per Monti, e non solo per lui, sarà un esordio. E’ da quel vertice che può uscire una soluzione. Angela Merkel, per ora, tiene il punto: non può essere la Bce, è la sua posizione, a risolvere la crisi del debito. La spaccatura, però, è oramai evidente e conclamata. Al “sicuro” dagli attacchi della speculazione rischia di rimanere solo la Germania. Sicurezza sempre più virtuale anche perché dalla Bundesbank è arrivato anche un allarme recessione. Qualcosa dal supervertice dovrà uscire fuori: ai mercati non bastano manovre più o meno estemporanee e semplici cambi di governo.