Enigma Iva: si possono evitare i rincari dal 2012, ma servono 4 miliardi

Pubblicato il 16 Febbraio 2012 - 09:29 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti con la cancelliera tedesca Angela Merkel (Foto LaPresse)

ROMA – Enigma Iva: i rincari previsti dalla manovra a partire dal 2012 si posso evitare, a patto che si trovino 4 miliardi. E dove li andiamo a prendere? Questa una delle misure allo studio del governo Monti nell’ambito del pacchetto della delega fiscale che dovrebbe sforbiciare circa 720 tra sconti e agevolazioni, andando a risparmiare circa 161 miliardi.

Sotto l’emergenza della manovra alla fine dello scorso anno si decise un secondo aumento dell’Iva: 2 punti che scatteranno, se non ci saranno modifiche, dal primo ottobre di quest’anno portando l’aliquota intermedia del 10% al 12% e quella più alta dall’attuale 21 al 23%.

Un aumento che dovrebbe rimanere immutato per tutto il 2013 e registrare un ulteriore incremento di mezzo punto nel 2014. L’operazione fu fatta per evitare che scattassero i pericolosissimi tagli lineari del 5% su tutte le agevolazioni fiscali, dai carichi familiari a quelli sul lavoro dipendente, per 4 miliardi quest’anno e 16 per il prossimo.

Tuttavia l’Iva, in fase recessiva, desterebbe qualche perplessità. Così il governo sta pensando a un piccolo passo indietro, un modo per eliminare del tutto il rincaro oppure di dimezzarlo. L’Iva avrebbe infatti un immediato impatto sui prezzi e inoltre colpirebbe i lavoratori dipendenti con reddito medio basso e favorirebbe gli autonomi con reddito medio alto. L’unico ma è che servono 4 miliardi per evitare il rincaro, dove si vanno a prendere?

Questa una delle novità allo studio dell’esecutivo all’interno della delega fiscale che arriverà a giorni: un pacchetto di taglia a 720 agevolazioni, sgravi e sprechi che costano circa 161 miliardi. Tagli che potranno permettere, appunto, la riduzione di alcune tasse, come Irpef e Iva. Vediamo nel dettaglio le altre novità:

Riduzione dell’Irpef grazie alla lotta all’evasione fiscale. Il governo Monti pensa ad abbassare l’Irpef con i soldi che arriveranno dalla lotta all’evasione. Si pensa, in particolare, a ridurre l’aliquota più bassa, che oggi è al 23%. Ma per sapere di quanto verrà abbassata si dovrà aspettare il resoconto su quanto lo Stato incasserà quest’anno dalla lotta all’evasione. L’anno scorso il gettito è stato di 11 miliardi, per conoscere i dati di quest’anno si dovrà aspettare maggio o giugno. Si deve comunque tenere conto che un punto di Irpef costa circa 5miliardi e si riflette su tutti gli scaglioni. In alternativa allo sconto sull’aliquota Irpef, comunque, si pensa a un intervento sui carichi familiari.

Il taglio agli sconti risparmia famiglie e pensionati. L’obiettivo della delega fiscale del governo Monti è tagliare tutti gli sconti e le agevolazioni che pesano con un macigno di 161 miliardi sulle casse dello Stato e si vanno di fatto a sovrapporre ad altre misure di assistenza. L’esecutivo ha però deciso di “risparmiare” da questi tagli gli sconti alle famiglie e ai pensionati.

Se Tremonti pensava a un taglio lineare di tutte le agevolazioni del 5% e del 20% Monti (coprendo i mancati risparmi con l’aumento dell’Iva) e rivisitando, ad opera della Commissione guidata dall’attuale sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani, le agevolazioni tagliabili, ha dato ad ogni agevolazione un codice di importanza e molte, relative a famiglia, lavoro e pensioni, sono state dichiarate intoccabili. Tuttavia il bacino d’intervento resta ampio. Si guarda anche al riordino dei 10 miliardi di agevolazioni che vanno alle imprese.

Gli estimi catastali: rivalutazione a tappe, per primi i grandi Comuni. L’intervento è stato pesante, circa 10 miliardi sono giunti dall’aumento dell’Imu (la vecchia Ici) introdotta sulla prima casa e soggetta ad un rincaro delle rendite catastali del 60% rispetto al vecchio schema. Tuttavia la rivalutazione delle rendite catastali esistenti ha elevato la base imponibile dell’imposta a circa 4.000 miliardi, mentre il valore di mercato stimato è valutato in 8.200 miliardi, circa la metà del patrimonio esistente rimane escluso dall’imposta.

Tuttavia i valori di mercato differiscono da quelli catastali in modo non uniforme: lo scostamento è maggiore nelle grandi città rispetto ai grandi centri e nelle periferie rispetto ai centri storici. Così si studia, in attesa di una riforma totale del catasto che potrebbe richiedere fino a cinque anni di tempo, una revisione degli estimi urbani medi agendo Comune per Comune, o su zone omogenee e quartieri all’interno dello stesso centro abitato. In questo modo si potrebbero avere una distribuzione meno sperequata dei carichi e spazi per evitare ulteriori aumenti delle rendite.

La spending review. “Riformare la spesa pubblica non è una missione impossibile”. Parola di Piero Giarda, ministro per i Rapporti con il Parlamento, uno dei massimi esperti di spesa pubblica cui è stata affidata la regia della spending review, per rendere più efficiente la spesa pubblica eliminando gli sprechi.

L’operazione è scattata da meno di un mese e dovrebbe essere portata a termine entro fine maggio. Le revisione della contabilità e delle spese, fin nei minimi dettagli e in tutte le pieghe del bilancio, è già stata avviata in tre ministeri: Interni, Pubblica Istruzione e Affari Regionali. Sembra che al ministero degli Interni sia in fase più avanzata di realizzazione.

Un meccanismo importante che potrebbe evitare, come ha accennato lo stesso presidente del Consiglio Mario Monti, il “pericoloso” rincaro dell’Iva previsto per l’autunno. Come si sta agendo? L’obiettivo è quello di standardizzare i costi di produzione delle singole unità produttive, dalle scuole alla magistratura ai vari servizi, e poi verificare se tutti i centri di spesa sono al di sopra o al di sotto della media fissata dalla spending review. In tutto si potrebbero incassare 5-10 miliardi fin da quest’anno.

Caccia alle elusioni. Altri soldi dovrebbero arrivare dalla lotta all’elusione fiscale. Nel mirino ci sono i miliardi che sfuggono al fisco in apparenza legittimamente, in realtà grazie ad un ingegnoso e sofisticato slalom tra le norme, formalmente rispettate ma piegate ai propri interessi da holding e grandi gruppi finanziari.

Obiettivo: verificare ogni volta, come del resto ha fatto spesso la Corte di Cassazione, se l’operazione che viene messa in atto da una società ha un fine puramente economico o serve solo per risparmiare sulle imposte. Del resto la proposta al vaglio parla chiaro: sono vietati tutti gli atti privi di valide ragioni economiche diretti, pur senza violare alcuna specifica disposizione di legge, ad ottenere riduzioni d’imposta, rimborsi o risparmi.

Chi sarà colpito? Soprattutto le grandi operazioni dei grandi gruppi in grado di muoversi a livello internazionale. Nel mirino alcuni dei più sofisticati meccanismi che attengono soprattutto alla prassi internazionale. In prima linea ci sono fusioni, scorpori e utilizzo delle norme sulla doppia imposizione internazionale.