Scontro sui vertici tra Banca Popolare di Spoleto e Bankitalia

Pubblicato il 9 Febbraio 2011 - 16:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – E’ guerra dichiarata tra la Banca Popolare di Spoleto e Bankitalia. Dopo il cda di ieri, 8 febbraio, convocato da Palazzo Koch nella sua sede perugina, lo scontro tra i vertici dei due istituti si fa più aspro. L’attuale presidente Giovannino Antonini, scrive il Fatto Quotidiano, “punta i piedi, si aggrappa alla poltrona e dice di no al governatore Mario Draghi che ne ha chiesto le dimissioni”.

Nel faccia a faccia in cui hanno chiamato a rapporto cda e collegio sindacale dell’istituto spoletino, i responsabili della Banca d’Italia hanno espresso oggi una posizione ferma e chiara: il vertice deve essere cambiato. E già per venerdì prossimo, quando è stato convocato il cda della banca, è attesa una prima risposta.

Come apice di una vicenda iniziata già da tempo, con i rilievi mossi all’istituto umbro e ai suoi vertici dopo una serie di ispezioni da parte della Vigilanza, l’incontro di oggi convocato dalla stessa Banca d’Italia nella sua sede di Perugia è dunque servito a ribadire quando già affermato in una lettera del direttore generale Fabrizio Saccomanni. Andrà fatto un ricambio nell’organo amministrativo, a partire dal presidente,  e dovrà realizzarsi una tempestiva e radicale inversione di tendenza nella gestione della banca stessa, da improntare alla sana e prudente gestione.

La pervasività del ruolo di Antonini, del resto, era stata duramente criticata dagli organi di Vigilanza di Bankitalia dopo una serie di ispezioni dello scorso anno alla Popolare di Spoleto. Dopo la lettera inviata il mese scorso da Saccomanni e nonostante l’espressa richiesta delle dimissioni di Antonini, sabato scorso il cda della banca ha rinnovato la fiducia al presidente. A votare però sono stati solo 9 consiglieri su 14 perché nei giorni precedenti avevano rassegnato le dimissioni sia il rappresentante del socio di minoranza Coop Centro Italia (Giorgio Raggi), sia i 4 rappresentanti espressi da Montepaschi che detiene il 26% della banca (Bandinelli, Antognoli, Sorge e Logi).

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