Bankitalia, scontro sul nome di Lorenzo Bini Smaghi

Pubblicato il 20 Ottobre 2011 - 10:39 OLTRE 6 MESI FA

Lorenzo Bini Smaghi (Foto Lapresse)

ROMA – Berlusconi ha fretta e accelera su quello che è diventato uno dei problemi dell’esecutivo: decidere chi deve sostituire Mario Draghi a Bankitalia. Accelera perché sa che è stretto in una morsa tra Giulio Tremonti (che sponsorizza Vittorio Grilli) e il presidente francese Nicolas Sarkozy, che ha fretta perché vuole piazzare un francese alla Bce. Il tutto sempre sotto lo sguardo vigile di Giorgio Napolitano. In pista per succedere a Draghi ci sono Fabrizio Saccomanni (sponsorizzato dalla “lobby” di Bankitalia e caldeggiato da Berlusconi), Vittorio Grilli (su cui puntano Tremonti e Bossi) e Lorenzo Bini Smaghi (“è una personalità nel novero dei candidati”, conferma Berlusconi). Proprio quest’ultimo, alla vigilia, sembra il favorito, ma non mancano le tensioni sul suo nome.

La procedura è ancora da avviare. Berlusconi deve inviare il nome al Consiglio superiore della Banca e questa deve dare un parere, obbligatorio ma non vincolante. Saraà poi compito del presidente della Repubblica nominare il governatore con un decreto controfirmato dal premier.

Berlusconi domenica parteciperà al vertice dell’Unione europea e dovrà comunicare il nome deciso per il successore di Draghi a via Nazionale. Lo dovrà fare, e in fretta, per placare l’ira di Sarkozy. Si dice infatti che Sarkozy abbia perso la pazienza perché ha fretta di mettere un rappresentante della Francia nel board della Bce al posto di Bini Smaghi. E che sia addirittura intenzionato a convocare una conferenza stampa sabato per dire che l’Italia si deve dare una mossa. Finora Berlusconi è stato stretto nella morsa di Giulio Tremonti che non molla sul nome di Grilli (sostenuto anche da Bossi). E Berlusconi sa che la soluzione al problema della nomina del presidente di Bankitalia è essenziale per risolvere l’altro problema, quello del decreto Sviluppo: il Cavaliere sa che Tremonti non scucirà un euro finché non vincerà la lotta su Bankitalia. Nella serata di mercoledì, poi, a sorpresa si è aggiunto alla rosa dei candidati anche il nome di Anna Maria Tarantola, il vice-direttore generale di Palazzo Koch.

Per ora il nome più accreditato è quello di Lorenzo Bini Smaghi, il terzo nome che non fa vincere (e nemmeno perdere) nessuno. Inoltre Bini Smaghi lascerebbe il posto nel board della Bce, cosa che accontenterebbe soprattutto la Francia, allarmata da una presenza italiana troppo forte dopo l’arrivo di Mario Draghi alla presidenza. Ma dalle parti del Quirinale è stata registrata una certa freddezza sul nome di Bini Smaghi. Giorgio Napolitano ha chiesto a Berlusconi un nome sul quale ci sia “un largo consenso” e soprattutto ha chiesto al premier se il candidato abbia i tre requisiti richiesti: autorevolezza, autonomia e, soprattutto, continuità. Ma il largo consenso, per ora, sul nome di Bini Smaghi sembra non esserci.

L’opposizione con Bersani e Casini insiste su un nome interno. Fabrizio Saccomanni, quindi. Ipotesi fortemente caldeggiata dalla stessa Banca d’Italia che, in caso di un nome esterno, potrebbe anche dare un parere negativo. Non vincolante, ma sarebbe comunque uno strappo istituzionale notevole. Nella serata di mercoledì è circolata l’ipotesi che Berlusconi abbia offerto a Saccomanni la poltrona dell’Antitrust, pur di uscire dall’impasse.