Bankitalia, ok da Ue a rivalutazione quote: “Non sono aiuti di Stato”

di redazione Blitz
Pubblicato il 24 Maggio 2014 - 06:08 OLTRE 6 MESI FA
Bankitalia, ok da Ue a rivalutazione quote: "Non sono aiuti di Stato"

Bankitalia, ok da Ue a rivalutazione quote: “Non sono aiuti di Stato”

BRUXELLES – Via libera dall’Ue alla rivalutazione delle quote di Bankitalia. La Commissione Europea, che a febbraio aveva chiesto chiarimenti, “non investigherà” sulla questione nell’ambito del campo di applicazione delle regole sugli aiuti di Stato. Con l’ok di Bruxelles cade l’ultimo sigillo per la tormentata rivalutazione dei 7,5 miliardi delle quote in mano alle banche private.

Il discusso provvedimento del novembre 2013, divenuto peraltro legge dopo alcune modifiche chieste dalla Bce, era stato motivo di forti scontri in Parlamento. Una misura che è servita per coprire il mancato pagamento dell’Imu e anche, dopo il raddoppio dell’aliquota fiscale a carico degli istituto di credito, i costi degli 80 euro in busta paga voluti dal governo Renzi. Ma che non è servita alle banche a rafforzare il patrimonio per l’esame Bce e i successivi stress test.

Il portavoce del commissario Ue Almunia ha spiegato che

“la Commissione ha esaminato attentamente le informazioni trasmesse dalle autorità italiane a proposito del decreto del 30 novembre 2013” con cui è stata disposta la rivalutazione delle quote di via Nazionale detenute da molti istituti di credito. Ed è giunta alla conclusione di non procedere ad alcuna indagine per aiuti di Stato proprio “in base alle informazioni ricevute” nonché “tenendo conto del fatto che Bankitalia è una banca centrale” e che la struttura della sua proprietà è “molto specifica”.

Si chiude così ogni incertezza sul provvedimento che aveva provocato l’ira di molte forze politiche e osservatori (“un regalo alle banche” era stato il refrain) e che ha permesso comunque al governo di incassare 2,4 miliardi di euro grazie al raddoppio della tassazione decisa a inizio aprile. Una mossa che aveva fatto pensare a caldo alle banche a ricorrere anche a vie legali, idea poi accantonata.

In sintesi il provvedimento rivaluta le quote (oltre la metà delle quali in mano alle due big Intesa Sanpaolo e Unicredit) i cui valori erano fermi agli anni ’30 a 7,5 miliardi di euro e dispone un iter di progressiva alienazione delle stesse per polverizzare il capitale su più soggetti. Il flusso di dividendi aumenterà in un primo momento ma nel tempo sarà equivalente a quello attuale. Per lo Stato non ci sarà né una spesa né un ammanco.