Bankitalia: “Più chiarezza nei bilanci dopo la crisi”

Pubblicato il 3 Marzo 2010 - 17:05 OLTRE 6 MESI FA

Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi

Banca d’Italia, Consob e Isvap richiamano i consigli d’amministrazione e gli organi di controllo delle società quotate, delle assicurazioni e delle banche a una maggiore chiarezza nei bilanci. È quanto si legge in una nota congiunta secondo cui “dalle letture dei bilanci 2008 e le altre relazioni finanziarie pubblicate nel 2009” “sussistono ancora talune carenze nelle aree informative che risultano più sensibili all’impatto della crisi”.

Consob, Banca d’Italia e Isvap ribadiscono “così la necessità che i componenti degli organi di amministrazione e di controllo di società quotate, imprese di assicurazione, banche e società finanziarie, nonché i dirigenti preposti, si adoperino affinché le relazioni finanziarie risultino idonee a rappresentare in maniera chiara, completa e tempestiva i rischi e le incertezze cui le società sono esposte, il patrimonio di cui dispongono per fronteggiarli, la loro effettiva capacità di generare reddito”.

In particolare, spiega la nota, “dalla lettura dei bilanci riferiti al 31 dicembre 2008 e delle altre relazioni finanziarie pubblicate nel corso del 2009 emerge, infatti, che, nonostante alcuni miglioramenti, sussistono ancora talune carenze nelle aree informative che risultano più sensibili all’impatto della crisi”. “Pur in presenza di segnali di miglioramento della situazione economica – si legge – le previsioni sono ancora caratterizzate da notevole incertezza. Ciò potrebbe influire sui fondamentali delle società e di conseguenza sulle principali voci di bilancio”.

Il documento congiunto fa seguito a quello emanato nel febbraio 2009 dalle tre Autorità. Il documento non ha un contenuto precettivo autonomo, in quanto non introduce ulteriori obblighi di disclosure rispetto a quelli previsti dagli Ias/Ifrs, ma individua alcune aree informative nelle quali le società devono assicurare un più elevato grado di trasparenza e cioè: la valutazione dell’avviamento (cd. impairment test), delle altre attività immateriali a vita utile indefinita e delle partecipazioni; la valutazione dei titoli di capitale classificati come ‘disponibili per la vendita’; la classificazione delle passività finanziarie quando non vengano rispettate le clausole contrattuali che determinano la perdita del beneficio del termine.