Dopo Basilea 3, lo spettro degli aumenti di capitale: banche in difficoltà in Borsa

Pubblicato il 26 Ottobre 2010 - 14:33 OLTRE 6 MESI FA

Le nuove regole di Basilea 3 iniziano a far sentire il loro peso e sui mercati la reazione è di nervosisimo. Tutto è cominciato, nel week end, con l’annuncio di un maxi aumento di capitale, due miliardi di euro, da parte del Banco Popolare. Scelta che non è piaciuta alla Borsa di milano dove il titolo ha chiuso in ribasso del 5.59%.

“Un po’ in tutta Europa, del resto – scrive Vittoria Puledda su La Repubblica –  potrebbe innescarsi una corsa alla ricapitalizzazione, dopo i nuovi parametri di Basilea sui livelli patrimoniali: si sono già mosse Standard Chartered e Deutsche Bank, ma l’elenco potrebbe allungarsi. Ieri a Piazza Affari il mercato non ha gradito l’annuncio di un ricorso al mercato fino ad un massimo di due miliardi su 2,7 di capitalizzazione (che ragionevolmente verrà realizzato in una sola tranche) che verrà sottoposto agli azionisti a metà dicembre e concretizzato forse in febbraio (o comunque entro il primo trimestre 2011). E se il risultato dell’operazione è scontato (c’è un consorzio di garanzia guidato da Mediobanca e Bofa Merrill Lynch) il giudizio del mercato sembra molto chiaro”.

La decisione del Banco Popolare veronese è però difesa dal presidente Carlo Fratta Pasini che parla di “scelta inderogabile” e dal sindaco scaligero Flavio Tosi secondo cui il “Banco fa bene a mettersi al coperto”.

Intanto, però, in borsa le banche hanno quasi tutte ceduto:  Mps, nonostante una secca smentita sull’eventualità di un aumento  ha perso il 3,41%.  Spiega La Repubblica:  “La banca di Rocca Salimbeni è stata coinvolta – oltre che dai rumors di mercato – per il fatto che ha a sua volta preso i Tremonti bond, per un importo anche superiore a quello di Verona (1,9 miliardi rispetto agli 1,45 del Banco Popolare) e per la stessa ragione ieri a Piazza Affari è stata punita Bpm (-2,38%) che a suo tempo aveva preso Tremonti bond per 500 milioni (quasi coperti con un prestito convertendo). Hanno perso molto terreno anche Ubi (-2,15%) e Intesa (-2,63%), mentre Unicredit ha limitato i cali allo 0,79%”.

Ad alimentare le vendite ci si è messo anche “Financial Times” secondo il quale i dividendi delle grandi banche potrebbero essere tagliati, se non del tutto azzerati, per consentire un rafforzamento patrimoniale necessario a centrare gli obiettivi posti da Basilea 3, in particolare il valore del 7% fissato per il rapporto tra patrimonio gestito e capitale a disposizione.