Bce: “Deficit Italia, zero progressi”. La Ue promuove le misure sul lavoro

di Warsamè Dini Casali
Pubblicato il 13 Marzo 2014 - 11:04 OLTRE 6 MESI FA
Bce: "Deficit Italia, zero progressi". Già congelati i 6 miliardi di Renzi?

Bce: “Deficit Italia, zero progressi”. Già congelati i 6 miliardi di Renzi?

ROMA – Bce: “Deficit Italia, zero progressi”. Già congelati i 6 miliardi di Renzi? Finora l’Italia “non ha fatto tangibili progressi rispetto alla raccomandazione della Commissione Ue” di far scendere il deficit, rimasto al 3% nel 2013 contro il 2,6% raccomandato dall’Europa. Lo scrive la Bce, chiedendo che Roma faccia “i passi necessari” per rientrare nel deficit e assicuri che il debito sia messo “in traiettoria discendente”.

Dalla Ue invece è arrivato una sostanziale promozione: le misure annunciate sul lavoro sono “appropriate vista l’elevata disoccupazione dei giovani”, ha detto il portavoce del Commissario Ue all’economia, Olli Rehn, rispondendo a una domanda sull’Italia.

Quello della Bce è un bollettino periodico che però giunge nel bel mezzo della definizione del piano economico del Governo Renzi che, tra le varie misure per garantire le difficili coperture finanziarie, prevede appunto di utilizzare la differenza tra il 2,6% stimato di deficit del 2014 e il 3% di limite massimo del patto di Stabilità. Cioè 4 decimi percentuali che valgono all’incirca 6 miliardi.

La scelta di restare anche quest’anno prossimi al deficit massimo consentito, e non seguire quindi, come ricorda il bollettino Bce, le raccomandazioni della Commissione europea, era stata avallata anche dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che sulla questione era più prudente di Renzi.

Padoan lo ha confermato ieri alla presentazione del piano economico ammettendo che anche quest’anno si lavora a una “situazione transitoria” mentre solo dal 2015 entreranno “a regie i tagli di spesa permanenti”. La preoccupazione dell’Europa è che sulla riduzione strutturale debito siamo ancora indietro. La convinzione italiana è che se non si agisce  sul “denominatore stanco”, cioè se non si agisce subito per recuperare quote significative di Pil, ogni sforzo resti vano.

L’intera impalcatura su cui si reggono sia le misure varate ieri che quelle annunciate per maggio si basa sull’aspettativa che il taglio delle tasse possa avere «effetti espansivi su crescita e occupazione». Scommessa decisiva perché – come ricorda lo stesso Padoan – il debito pubblico «si riduce crescendo di più», agendo in poche parole sul denominatore. Il punto è che siamo in una fase di debole ripresa: «La crisi è un po’ meno severa che in passato ma non è ancora finita». (Dino Pesole, Il Sole 24 Ore)