Bce: la spinta di Sarkozy in sostegno di Mario Draghi

Pubblicato il 26 Aprile 2011 - 13:23| Aggiornato il 29 Aprile 2014 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il presidente francese Nicolas Sarkozy considera Mario Draghi il candidato più accreditato come successore di Jean-Claude Trichet alla guida della Banca Centrale Europea (Bce). Il sostegno di Sarkozy al candidato italiano arriva dopo segnali favorevoli da parte di autorevoli rappresentanti del governo tedesco.

A proposito del sostegno della Francia a Draghi, Federico Fubini per Il Corriere della Sera, scrive:

Jacques Chirac nel 1997 tenne sveglia fino all’alba tutta Bruxelles per imporre un francese alla guida della Banca centrale europea. Angela Merkel dal 2004 ha lavorato duro perché il successore fosse tedesco, prima che Axel Weber le rovinasse i piani lasciando la Bundesbank. Tutti capiscono che ottenere quel posto è un interesse nazionale, anche se nessuno sa dire esattamente perché. Ora che anche Parigi sembra sostenere Mario Draghi, forse è il caso che l’Italia se lo chieda. Non è troppo tardi per rifletterci; per la verità non sarebbe neanche troppo presto, in questo Paese spesso distratto dal rumore di fondo. Da quella posizione a Francoforte deriva un’influenza intangibile ma enorme, ben oltre il potere di presiedere da primus inter pares il consiglio dei governatori della Bce.

Senza il tempismo e il sangue freddo di Jean-Claude Trichet, la crisi dei subprime e il fallimento di Lehman avrebbero avuto in Europa effetti distruttivi. Senza le stesse doti in chi gli succederà, le prossime scelte sul futuro della Grecia o del Portogallo saranno altrettanto rischiose. Esprimere un’unica politica monetaria per una Germania in pieno boom e per una periferia europea in piena depressione sarà un’opera di coraggio ed equilibrio certosini. Presiedere la Bce significa essere depositari di un potere secondo nel sistema finanziario solo a quello di Ben Bernanke alla Federal Reserve.

Ma l’Italia è un Paese a suo modo singolare. Siede a pieno titolo nel G7, ma oggi non esprime molte posizioni internazionali di rilievo e sembra attanagliato dal timore di contare meno di prima. Draghi alla Bce in questo senso avrebbe un valore che va oltre il merito della posizione: significherebbe che la cultura dei ceti dirigenti italiani ha un suo ruolo nel mondo. Un segnale del genere non può che favorire il tono e il senso di fiducia nella conversazione italiana sui problemi globali, e sui nostri. A patto, ovviamente, di non commettere l’errore di pensare che i giochi siano fatti: il francese Nicolas Sarkozy sembra aver dato il suo sostegno, Trichet (più discretamente) anche. Ma lo scoglio finale resta Angela Merkel e per ora la cancelliera tedesca tace. Perché vincere la partita della Bce non è un interesse nazionale solo in Italia: in fondo, anche vista da Berlino, tutta la politica rimane politica interna.