Benzina e scaffali, il fronte interno della guerra: chi ci mangia e chi, incosciente, grida: al lupo!

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 14 Marzo 2022 - 08:19 OLTRE 6 MESI FA
Benzina e scaffali, il fronte interno della guerra: chi ci mangia e chi, incosciente, grida: al lupo!

Benzina e scaffali, il fronte interno della guerra: chi ci mangia e chi, incosciente, grida: al lupo! FOTO ANSA

Fronte interno, ogni guerra ha il suo fronte interno e non di rado il fronte interno pesa decisamente sulle sorti della guerra. L’Italia non è in guerra direttamente. Ma l’Europa è in una situazione di molto concreto rischio di guerra su scala continentale. Comunque finisca la battaglia d’Ucraina (e non è detto non duri, nelle sue varie forme, anni) tutti i paesi d’Europa vedranno piegati e plasmati a parametri anche di guerra latente e non di pace permanente i bilanci pubblici e le pubbliche psicologie e scale di valori. Conterà moltissimo il fronte interno ad ogni paese. Ai primissimi passi di quello italiano non siamo messi benissimo.

Benzina e non solo: chi ci mangia

Il termine edulcorato e spersonalizzato è: speculazione. Sui prezzi dei carburanti in questi giorni c’è speculazione. Non è solo mugugno qualunquista, è affermazione pubblica di ministro (Cingolani) e calcolo documentato di analista (Fubini). Sull’aumento del costo della “materia prima” dei carburanti c’è chi specula, cioè chi ci mangia. E non si tratta solo di due o tre cattivissime multinazionali, il mangiarci discende e si diffonde per li rami, a coinvolgere chiunque in qualche modo possa partecipare: almeno il 10 per cento di quanto oggi costano benzina o gasolio o metano è una “tangente”, un “pizzo” pagato a chi ci mangia sopra. E fossero solo i carburanti…si registrano qua e là aumenti di prodotti di pasticceria o di gastronomia di puro “mangiarci sopra”: nulla giustifica e motiva l’euro in più per l’aperitivo o la colazione se non la voracità di chi coglie l’occasione per mangiarci sopra. 

Gli allegri incoscienti degli scaffali vuoti

E’ pieno di allarmi, titoli e testi di “scaffali vuoti…scarseggia il pane, lo zucchero e l’olio…”. Salvo poi aggiungere e premettere “psicosi…episodi isolati…le catene della distribuzione dicono al momento nessun problema…Insomma la butto lì che manca il pane e la gente assedia i supermercati per le merci razionate, la butto lì in allegra incoscienza. Non è vero ma magari qualcuno ci crede, si preoccupa. Magari insisti e insisti e lo trasformi in vero. La realtà dei fatti nei supermercati? Non compete. La responsabilità del gridare al lupo, al lupo? Non compete. Gli allegri incoscienti della comunicazione, loro nulla compete. Tanto meno una microscopica consapevolezza di ciò su cui mettono bocca e tastiera. 

Il pane, la semina, il raccolto. Tra un anno…

Il grano e il mais ucraini: se a marzo non ci sarà la semina e poi mesi dopo il raccolto, se la guerra continuerà allora non ci sarà esportazione perché non ci sarà stato raccolto. Allora, tra un anno circa, qualche scaffale in Italia potrebbe restare vuoto. Che faranno allora gli allegri incoscienti della comunicazione, per mantenere le proporzioni con quanto annunciano oggi riferiranno ci voci di cannibalismo? E che faranno quelli che già oggi ci mangiano sopra la benzina e non solo, avranno la professionalità sperimentata di mangiarci sopra anche sul pane? 

L’economia di guerra

Con sublime faciloneria, con suprema naturalezza già da subito ci si riempie la bocca con l’espressione “economia di guerra”. Con spudoratezza intere categorie si dichiarano in “economia di guerra” e con corriva complicità il titolo piace. Economia di guerra, qui, oggi? Con questo fronte interno dove abitano e lavorano quelli che ci mangiano, quelli che ci giocano e quelli che ne fanno occasione di questua di denaro pubblico, se mai un domani dovesse esserci anche solo qualche vago elemento di economia di guerra sarebbe… Oggi la farsa è indistinguibile, anzi sovrasta la tragedia. Per un eventuale domani di economia di guerra la farsa odierna promette, se non si fermano le repliche e rispettive teatranti compagnie, un otto settembre, stavolta sociale.