Birra Peroni alla giapponese Asahi? Ecco l’offerta

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Gennaio 2016 - 17:47 OLTRE 6 MESI FA
Birra Peroni alla giapponese Asahi? Ecco l'offerta

Birra Peroni alla giapponese Asahi? Ecco l’offerta (foto Ansa)

ROMA – La Birra Peroni va in Oriente? Il produttore di birre giapponese Asahi Group Holdings punta ad acquistare la ‘bionda’ italiana Peroni. Asahi, secondo quanto riporta il quotidiano giapponese Yomiuri, dovrebbe presentare un’offerta probabilmente già questa settimana per acquistare i marchi Peroni e l’olandese Grolsch di proprietà di SabMiller. Il prezzo totale dovrebbe aggirarsi intorno ai 3,12 miliardi di euro (400 miliardi di yen). La vendita dei due marchi è voluta da AbInbev come condizione per il closing con SabMiller.

Con questa mossa, scrive il quotidiano nipponico Yomiuri Shimbun, Asahi Group Holdings punterebbe a crearsi un punto d’appoggio in Europa, dove la sua presenza è debole, cercando in questo modo di fronte alla competizione su questo mercato, ormai dominata da produttori sempre più grandi. Nella gara per i due marchi ci si attende che scendano in campo anche molti produttori di birre stranieri e fondi di investimento. Se dovesse andare in porto l’offerta di Asahi, si tratterebbe del maggior acquisto oltreoceano della storia da parte di un produttore di birre giapponese, superando i circa 2,57 miliardi di euro (330 miliardi di yen) spesi da Kirin Holdings nel 2009 per acquistare il produttore australiano Lion Nathan.

Ad inizio dicembre il colosso Usa Ab Inbev ha confermato di aver messo sul mercato lo storico marchio italiano (e non solo) per avere il via libera dalla Ue alla maxiacquisizione di Sab Miller, la multinazionale inglese che aveva acquistato Peroni nel 2003. Da questa fusione nascerà un ‘gigante’ con il 30% del mercato globale della birra e quote elevatissime in diversi paesi europei.

Giuseppe Bottero scrive su La Stampa:

Per la Peroni, marchio simbolo del «Made in Italy» che ha chiuso il 2014 con una produzione di 4,93 milioni di ettolitri, sarebbe il terzo cambio di nazionalità in una storia lunga oltre centocinquant’anni. Fondata a Vigevano nel 1864, entrata a fare parte del colosso sudafricano nel 2003, l’azienda ha tre stabilimenti italiani, a Roma, Padova e Bari; nel 2014 ha prodotto 4,9 milioni di ettolitri di cui quasi 1,4 destinati all’export.