ROMA – Sono medici, dentisti, commercialisti e architetti quelli che adesso rischiano il loro futuro pagato in vecchiaia, la bolla pensionistica potrebbe scoppiare.
I nomi in gioco sono quelli di grandi enti di previdenza, che avrebbero fatto finire i versamenti dei contribuenti iscritti in prodotti finanziari pericolosi: in testa c’è l’Enpam, di medici e dentisti con 350 mila iscritti e due miliardi di contributi versati ogni anno, ma a rischio c’è anche Enasarco (agenti di commercio), l’Inarcassa (ingegneri e architetti), dall’Epap (agronomi, geologi, forestali e chimici) all’Enpav (veterinari).
In ballo ci sarebbero titoli in investimenti cosiddetti “strutturati” che potrebbero fare esaurire presto il patrimonio in cassa, non potendo più garantire in futuro gli assegni agli iscritti.
Tutto è cominciato il 18 maggio scorso quando è stato presentato un esposto alla Procura di Roma (fascicolo 4337/K45) e alla Corte dei Conti firmato dai cinque presidenti degli ordini dei medici di Bologna, Catania, Ferrara, Latina e Potenza e ci sarebbe, scrivono Roberto Mania e Fabio Tonacci su Repubblica, anche un membro del consiglio di amministrazione: si parla di “danno patrimoniale superiore al miliardo di euro”.
Un anno prima in consiglio di amministrazione, il presidente Enpam, l’ottantacinquenne Eolo Parodi (come ricorda Repubblica “dc prima, forzista dopo, europarlamentare nella prima e nella seconda Repubblica in cui siede anche a Montecitorio”) affida alla Sri Capital Advisers di fare un rapporto sugli investimenti e la falla viene scoperta, ma resta tutto fermo.
Se consideriamo, oltre all’Enpam, tutti gli altri enti, il giro di soldi a rischio è di cinque miliardi e mezzo di euro, che sarebbero stati tutti investiti dalle casse in titoli strutturati.
Guardando il rapporto Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, la situazione per il futuro non è consolante: «La cassa Forense, Inarcassa, Enasarco, Enpacl, Enpav e la quota B del fondo di previdenza generale dell’Enpam, esauriscono il patrimonio prima del 2056 per cui, in base alla legislazione vigente all’atto della redazione del bilancio tecnico, non sarebbero in grado di garantire le prestazioni pensionistiche ad un nuovo iscritto».