Bollette, lavanderia, baby sitter: ci pensa “maggiordomo aziendale” di My Leaf

Pubblicato il 5 Dicembre 2012 - 11:38 OLTRE 6 MESI FA
Bollette, lavanderia, baby sitter: ci pensa “maggiordomo aziendale” di My Leaf

ROMA – Pagare le bollette, portare i vestiti in lavanderia e trovare una baby sitter. Entri al lavoro, lasci soldi e recapiti per le tue commissioni da svolgere e all’uscita dall’ufficio trovi le ricevute e le commissioni svolte. Niente più corse per chi esce dal lavoro 5 minuti prima dell’orario di chiusura dell‘ufficio postale. Niente file, che toglierebbero tempo prezioso ad hobby e famiglia. Questo il servizio offerto dai “maggiordomi aziendali” della start up MyLeaf di Milano, scrive il Corriere della Sera.

Il progetto di My Leaf nasce dalla società di consulenza in risorse umane Axia e si avvale di “Abigail“, una piattaforma informatica che gestisce dati e contatti per la fornitura del servizio.Gli ideatori della piattaforma sono Enrico Dalla Rosa, 53 anni, docente dell’università Cattolica di Milano, Giancarlo Panceri, tecnico informatico e “papà” di Abigail, Marco Beretta, sociologo di 25 anni e il creativo Alberto Neggia, che di anni ne ha 24. I servizi offerti da Abigail sono 80 e si dividono tra il no profit sociale per i due terzi e tra burocrazia e manutenzioni per il restante terzo.

Il Corriere della Sera scrive:

“Il progetto che abbiamo descritto fa parte di un’idea che sta a metà tra il business e il welfare aziendale venuta in mente nel febbraio di quest’anno ai promotori di una piccola start up milanese, My Leaf, nata a sua volta da Axia, società di consulenza in risorse umane. Leaf vuol dire foglia e tutta la narrazione è costruita attorno agli alberi come metafora dell’avvicendarsi delle generazioni.

In appena tre trimestri, spiega il Corriere, l’idea di Dalla Rosa e compagni è divenuta “un’offerta da lanciare sul mercato”:

“Grazie ai primi contatti commerciali My Leaf ha già due clienti, la Contship che si occupa di movimentare i container portuali e che ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo del prodotto e la Omet, un’azienda gioiello di Lecco gestita dalla famiglia Bartesaghi. I «Dalla Rosa boys» propongono ai responsabili delle risorse umane delle aziende di stipulare un contratto che costa 6 mila euro di una tantum, 3 mila negli anni successivi e 50 euro a dipendente fino al quattrocentesimo. Gli altri sono gratis. In cambio ricevono l’accesso a una piattaforma di e-commerce che contiene tutti i servizi e che mutua da esperienze come e-Bay, Groupon e Amazon”.

Un dipendente felice e sereno è un dipendente produttivo, così si potrebbe riassumere la filosofia del “maggiordomo aziendale”, scrive il Corriere:

 “Da un punto di vista concettuale l’esperimento di My Leaf è un’estensione del welfare aziendale: i datori di lavoro si fanno carico delle esigenze dei propri dipendenti in una logica comunitaria. L’esempio italiano più noto è quello della Luxottica, ma ormai il format si sta rapidamente allargando e oltre a moltissimi casi di medie aziende anche la Fiat di recente si è convertita, almeno nelle intenzioni, a questa cultura. I benefici finanziari si realizzano in virtù di una quota tutto sommato ridotta di defiscalizzazione ma i vantaggi «di clima» sono molto superiori. Se volessimo attingere al lessico anglosassone potremmo parlare per quest’estensione di assistenza di «work life balance», ma forse è più utile riferirsi all’elaborazione italiana sulla conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita”.

Ora per Dalla Rosa, Beretta, Neggia e i suoi soci è il momento della “prova business”:

“Non capisco come un’azienda moderna possa fare a meno dei servizi che abbiamo individuato – sintetizza Dalla Rosa -. I dipendenti sono persone e sono importanti e migliorare la loro qualità della vita in azienda è il business del futuro”.