BORSE: EUROPA DA BRIVIDO, MIBTEL -6,5%, WALL STREET NEL VORTICE

Pubblicato il 10 Ottobre 2008 - 09:59 OLTRE 6 MESI FA

Un’altra giornata da incubo per le Borse europee sulla scia del tracollo di Wall Street e del tonfo delle Borse asiatiche. I timori per la tenuta dei mercati finanziari e la certezza che l’economia mondiale stia cadendo in recessione spingono gli investitori a vendere. E a nulla servono le rassicurazioni dei politici, incluso il premier italiano Silvio Berlusconi, che ha accennato a una possibile temporanea sospensione dei mercati. Tutte le Borse europee chiudono con forti perdite. Giovedì sera il Dow Jones ha chiuso a -7,3%, tornando al livello dell’agosto 2003, anche a causa della fine del divieto delle vendite allo scoperto, mentre venerdì mattina Tokyo ha chiuso a -9,6%. Ora le attese sono puntate su Washington, dove è in programma la riunione dei G7. I mercati si attendono un’intesa per iniziative comuni, dopo che nei giorni scorsi è fallito il tentativo di arginare la crisi grazie un taglio coordinato del tasso di sconto di mezzo punto da parte delle principali Banche centrali del mondo.

BORSE EUROPEE – Milano, così come tutte le Borse europee ha perso terreno fin dall’inizio, lasciando sul terreno fino all’8%. Alla fine il Mibtel perde il 6,54% e l’S&P Mib il 7,14%. A Piazza Affari è la settimana peggiore di sempre: -21,2%. Non va meglio alle altre Borse del Vecchio Continente. La peggiore piazza è Madrid, dove l’Ibex35 ha chiuso in picchiata a -9,14%, seguita da Londra, con il Ftse100 che ha perso l’8,85%. Crollano il Cac40 di Parigi, in ribasso del 7,73% e il Dax di Francoforte (-7,01%). Le Borse europee bruciano così in una sola seduta quasi 400 miliardi di euro di capitalizzazione (396 miliardi per la precisione). A tanto ammonta il conto pagato dai listini del Vecchio Continente nel giorno in cui l’indice paneuropeo, Dj Stoxx 600, è precipitato del 7,6%. Il saldo negativo della settimana nera ammonta quindi a una flessione complessiva del 22 per cento, la peggiore dalla crisi di ventuno anni fa (1987). Le vendite sono state generalizzate in Europa, ma le perdite peggiori si concentrano sui bancari, assicurativi, telecomunicazionie e utility. Il settore che registra meno perdite è quello dell’auto.

WALL STREET – E l’effetto domino provocato dal calo generalizzato dalle Borse fa sentire i suoi effetti anche su Wall Street. Il Dow Jones apre in calo dell’1,92%, mentre il Nasdaq cede il 2,88%. Ma dopo poco il Dow Jones cominciava a crollare, cedendo di schianto oltre 500 punti (-7,91%) e portandosi sotto gli 8000 punti. Poi recuperava: il Dow Jones faceva segnare +0,34%, l’S&P 500 +0,53% e il Nasdaq +0,85%. Tuttavia dopo le parole di Bush che ha difeso il piano del governo di sostegno contro la crisi e ha aggiunto che «è grande abbastanza» per funzionare, il Dow Jones perde 378,41 punti (-4,41%) 8.200,78 punti, il Nasdaq cede 56,72 punti (-3,45%) a 1.585,06 punti, e lo S&P 500 perde 44,25 punti (-4,86%) a 865,67 punti.

TONFO DI UNICREDIT – A Piazza Affari sono i titoli bancari a sopportare le maggiori perdite. Sul listino principale 39 dei 40 titoli hanno registrato a lungo un passivo superiore al 3%. A far segnare il maggior ribasso è stata Tenaris (-16,62%) seguita da Unicredit, che ha perso il 13,11% a 2,32 euro. Tra le blue chip positive solo Bulgari (+2,28%), Atlantia (+0,84%) e Italcementi (+0,72%).

CONSOB: STOP ALLE VENDITE ALLO SCOPERTO – E per tentare di arginare il crollo di Piazza Affari, la Consob ha vietato tutte le vendite allo scoperto sui titoli italiani presenti in Borsa, dopo che il primo ottobre le aveva già messe al bando sui titoli bancari e gli assicurativi. Il provvedimento, che ha efficacia a partire dalle 14 di venerdì 10 ottobre e fino alle 24 del 31, fa seguito alle misure già adottate dalla Commissione il 22 settembre e il primo ottobre in materia di vendite allo scoperto di titoli bancari e assicurativi.

BOT – Il Tesoro nel frattempo comunicava che, «date le attuali circostanze di mercato e al fine di accogliere la domanda aggiuntiva dei risparmiatori italiani per i titoli di Stato emersa nelle ultime giornate, il quantitativo offerto venerdì in asta del Bot 3 mesi (scadenza 15/01/2009) viene innalzato da 4.000 a 6.000 milioni di euro. I Bot a 3 e 12 mesi assegnati dal Tesoro registrano intanto rendimenti in drastico calo e domanda sostenuta; quelli trimestrali sono stati collocati con un rendimento lordo semplice del 2,354% (-1,874 punti rispetto all’asta precedente), ai minimi dall’ottobre del 2005. In forte calo anche quelli annuali: il buono a 12 mesi ( che scade il 15/10/2009) è uscito con un rendimento lordo del 3,062%, in flessione di 1,244 punti rispetto all’asta del mese precedente, ai minimi da aprile 2006. Gli importi emessi, 6 miliardi per ciascuno dei due prestiti, sono stati interamente assegnati a fronte di una domanda 11,982 miliardi per i trimestrali e 9,521 per gli annuali.

EURIBOR – Calano intanto, anche se in maniera contenuta, i tassi interbancari in euro. L’Euribor a tre mesi è sceso infatti al 5,38% dal precedente 5,39%, mentre quello ad un mese è passato al 5,12% dal 5,13% e infine l’Euribor ad una settimana si è attestato sul 4,63% contro 4,79% precedente.

NIKKEI A -9,6% – A condizionare negativamente le Piazze europee era stata anche la seduta odierna delle Borse asiatiche. Tokyo in caduta libera, con il Nikkei che ha chiuso a -9,6%: si tratta della peggiore performance degli ultimi 21 anni. Durante la seduta l’indice è è arrivato a perdere il 10,87% (-995,60 punti, a 8.161,89). E il crollo di Tokyo ha fatto anche la prima vittima della crisi finanziaria mondiale in Giappone. La compagnia d’assicurazioni Yamato Life, gravata da debiti che superano il valore degli asset in portafoglio, ha dichiarato fallimento. Un segnale d’allarme per tutto il settore, di fronte al quale il governo ha tentato di gettare acqua sul fuoco, assicurando che il crac si deve alla struttura di gestione del gruppo e non riflette una debolezza delle assicurazioni giapponesi. Fondata nel 1911, Yamato Life, compagnia di media grandezza attiva soprattutto nel settore vita, è oberata da 269,5 miliardi di yen di debiti (2 miliardi di euro): una cifra insostenibile, perchè superiore di 11,5 miliardi al valore totale degli asset del gruppo. Per questo la compagnia è stata costretta a portare i libri in tribunale, segnando così il primo fallimento di un gruppo assicurativo in sette anni e l’ottavo dal 1945.