Titoli industriali e soldi fermi sul conto: come guadagnare dalla crisi

Pubblicato il 2 Novembre 2011 - 09:08 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 2 NOV – Il crollo delle Borse di tutt’Europa il 1° novembre, con 219 miliardi di euro bruciati, ha fatto disperare anche gli ultimi ottimisti. Per chi volesse tentare di difendere i propri investimenti – per chi li avesse, ovviamente – il Corriere della Sera ha stilato consigli in quattro mosse.

Liquidità bloccata sul conto: la mossa migliore. Tra azioni e titoli di Stato in perenne calo di rendimento, la cosa più sicura da fare è non fare niente, ovvero lasciare fermi i risparmi sul conto corrente. La liquidità ferma può rendere fino al 4%, spesso senza spese. C’è anche un vantaggio fiscale nel tenere fermi i propri risparmi in banca: da gennaio l’aliquota scenderà al 20% dall’attuale 27%. E per allettare i clienti molte banche applicano già questo coefficiente facendosi loro carico della differenza.

A caccia di occasioni: puntare sui titoli industriali. Chi avesse tempo e coraggio può approfittare del crollo generale dei mercati per andare in cerca di occasioni. Chi lo ha fatto quest’estate ci ha guadagnato, con i prezzi da saldo raggiunti ieri da Intesa SanPaolo e Unicredit molto più alti di quelli di agosto. Se però si preferisce evitare di correre troppi rischi meglio lasciar perdere i titoli finanziari, e concentrarsi su quelli industriali, soprattutto se fanno affari all’estero. Il Corriere della Sera ricorda che Campari da inizio anno ha accumulato un rialzo del 14%, Pirelli del 4%, Damiani del 20%. Gli investimenti più sicuri sembrano al momento quelli in materie prime e petrolio, materiali la cui corsa continua, al contrario però di quella dell’oro, che dopo aver toccato record per più di due anni ha cominciato a perdere significativamente.

Titoli di Stato? Meglio puntare sui bond corporate. Per chi volesse concentrarsi sui titoli di Stato, meglio quelli con scadenze non superiori ai tre anni. I Bund tedeschi sono quelli più sicuri, anche se la cedola è solo del 2%, ben al di sotto dei più rischiosi Btp italiani al 6%. Meglio invece puntare sui bond corporate, ovvero le obbligazioni emesse dalle società. Per scegliergli bisogna guardare il rating della compagnia, differente da quello dello Stato di appartenenza.

Neppure i fondi di investimento sono sicuri. La crisi generale sta accelerando la fuga dai fondi di investimento: a settembre, ricorda il Corriere della Sera, tra sottoscrizioni e uscite il saldo è stato negativo per 6 miliardi di euro, con un peggioramento notevole rispetto all’1,6 miliardi di agosto. E il fenomeno riguarda tutto: non solo le azioni e le obbligazioni, ma anche i fondi di liquidità, meno redditizi a causa delle commissioni. Gli unici casi in cui le perdite sono state contenute sono quelli dei fondi che investono nei Paesi emergenti dove la crisi si sente meno.