L’Asia in casa. Pomodori ai giapponesi, 2000 licenziati? A noi…Drogba

Pubblicato il 20 Aprile 2012 - 10:31 OLTRE 6 MESI FA

Didier Drogba

ROMA – Pallone e pomodori, licenziamenti e sogni da Champions. L’Asia è così vicina da stringerci in un abbraccio mortale, l’Italia, diventata meta dei delocalizzatori, svende e chiude aziende ma si consola con il centravanti africano Didier Drogba. Sono storie di ordinaria follia dal mondo globalizzato. La Juventus si riscopre potenza calcistica e sfida i cinesi a suon di milioni di dollari per assicurarsi un campione stagionato ma ancora capace di rivaleggiare con Messi. Una società del polo agroalimentare, la Ar attiva nel napoletano, cede il marchio e cinque stabilimenti per permettere alla Mitsubishi di produrre pomodori di ottima qualità a basso costo, al prezzo di 2000 posti di lavoro che evaporano. A loro il business, a noi il giocattolo. Di Drogba (che a 34 anni non è esattamente un investimento a lungo termine) e delle sue prodezze, come quella di strappare una decina di milioni di euro in due anni netti, sappiamo tutto. La chiusura di tre siti su cinque tra Sant’Antonio Abate e Casola vicino Napoli,  dobbiamo andarcela a cercare con il lanternino nelle pagine di cronaca locale del Mattino.

Appunto locale, provinciale, “narrow minded” (direbbero gli inglesi) è questa scarsa attenzione, questa cronica indifferenza al destino della produzione industriale italiana. Uno strabismo intellettuale. Gioiranno i tifosi della Juventus e con loro quelli di tutta Italia perché penseranno che il loro campionato sia tornato il più bello del mondo: con i milioni e il blasone la Juve piegherà i cinesi dello Shanghai Shenhua che hanno già ingaggiato (10 milioni per due anni) l’altro asso stagionato, il francese Anelka.

La vicenda Ar è emblematica, ma va nella direzione opposta all’orgoglio. Ar, industria agroalimentare specializzata nella produzione di conserve dal pomodoro alla frutta, che tra contratti a tempo indeterminato, interinali e stagionali occupa 2000 lavoratori, ha ceduto il 51% delle proprie azioni alla Princes, società di Liverpool controllata dalla giapponese Mitsubishi. L’Ar ha concentrato la produzione negli stabilimenti di Foggia per chiudere quelli del napoletano. In Prefettura i sindacati hanno portato il dossier dell’operazione con i giapponesi: l’accusa, meglio dire l’ovvia constatazione, è che utilizza la mobilità e altri scivoli verso i licenziamenti per meri motivi di speculazione.

In questo caso ai giapponesi interessa il know how, il patrimonio di conoscenza necessario anche per produrre una buona passata: o forse trasformeranno il tutto in un pastificio. Ma a basso costo e con meno addetti. E i profitti se li portano in Asia. La stessa strategia applicata da altri investitori internazionali che trovano conveniente “delocalizzare” in Italia, perché si produce meglio e a prezzi bassi. Vedi Ikea.