Stato in banca: Francia e Danimarca cominciano

Pubblicato il 24 Febbraio 2009 - 02:53 OLTRE 6 MESI FA

Il segno di dove il mondo è arrivato lo hanno dato ieri gli ‘indici Dow Jones e Standard and Poors,  scesi ieri  ai minimi dal 1997. E mentre il governo americano tratta e quelli europei mediano, alcuni di questi ultimi, Francia e Danimarca, per ora,  hanno già cominciato ad agire.

La Danimarca ha nazionalizzato una banca regionale sull’orlo del tracollo. La Francia ha annunciato, attraverso il suo ministro delle finanze Christine Lagarde, che intende assumere una posizione di controllo nella banca che risulterà dalla fusione tra la Caisse d’epargne e la Banque populaire, dopo che lo stato vi avrà infuso 5 miliardi di euro.

Tutti dicono: il tempo di fare pulizia, mettere a posto le cose e poi rivendere. L’esperienza italiana, quella dell’Iri, è durata settant’anni. Quella della rivenditga…meglio non dirne, visti i prezzi realizzati dallo Stato e quelli attribuiti dal mercato, poco dopo.

In America tutti ormai danno per scontato l’ingresso ormale dello stato nel capitale di Citigroup, la più grande banca del mondo. Il ragionamento è: lo stato comunque ci mette i soldi, tanto vale che leghi a quel denaro un titolo giuridico per garantire che non finisca in jet e premi di fine anno. a favore dell’intervento statale si sono espressi due economisti di sinistra e di primo piano: il premio Nobel Paul Krugman e Nouriel Roubini, uno dei più tenaci vaticinatori della crisi negli anni del boom.

E in effetti, a quanto scrivono Financial Times e Wall Street Journal, ministero del Tesoro e Citigroup stanno avanzando nella definizione dell’accordo.

L’ex colosso mondiale delle assicurazioni AIG sta preparando unma nuova richiesta di aiuto pubblico, la terza in cinque mesi, per cavarsi dai guai. Stanno tirando le somme e prevedono che le perdite del quarto trimestre 2008 risulteranno superiori ai 24 miliardi di dollari che erano stati stimati poco fa; ma non hanno voluto dire di quanto.

Anche l’Europa ormai si sente sull’orlo del baratro.

Il problema degli asset “tossici” detenuti nei portafogli delle banche europee «sembra che non sia stato ancora risolto in modo soddisfacente e un inatteso approfondimento del rallentamento economico adesso minaccia un ulteriore e più esteso deterioramento della qualitá del credito degli asset bancari». È questo l’allarme lanciato dalla Commissione europea nella bozza sulle nuove linee-guida per gestire gli asset tossici che, salvo sorprese, sará approvata mercoledì.

Ma intanto, una prima nazionalizzazione c’è stata: in Danimarca. Lo Stato ha acquisito il controllo di una banca regionale, con 90 mila clienti, la Fiona Bank a/s, iniettando nelòle sue casse 172 milioni di dollari. La Banca stava per saltare, schiacciata dal peso di investimenti andati a male e di crediti immobiliari divengtati inesigibili.

I danesi sembrano intenzionati a lasciare il management al suo posto. I francesi invece hanno gi annunciato che il vertice cambierà. L’ingresso dello stato nella nuova banca franxcese avverrà in un modo che sembra prefigurare la astrada che seguiranno anche gli americani con Citigroup: il tesoro sottoscriverà  un prestito obbligazionario convertibile e, alla conversione, diventerà il maggiore azionista. L’operazione dovrebbe essere annunciata giovedì, quando le due banche annuncdersanno i loro risultati annuali.