Pasta “salata” per i produttori: fu “cartello”, il Consiglio di Stato conferma multe per 9 milioni

Pubblicato il 10 Febbraio 2011 - 16:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Multe confermate, con solo due eccezioni, per gli industriali della pasta che, dopo la decisione di mercoledì 9 febbraio del Consiglio di Stato, si troveranno a dover pagare ammende per circa 9 milioni di euro.

Nella sostanza il Consiglio di Stato ha fatto propria le tesi dell’Antitrust che aveva erogato le prime sanzioni. L’accusa ai pastai è quella di aver fatto cartello, ovvero di aver raggiunto un accordo illecito per aumentare il prezzo della pasta.  Respinti, quindi, i ricorsi presentati da Barilla (multa di 5,2 milioni), De Cecco (1,7), Amato (405mila), Rummo (529mila), De Matteis (143mila), Riscossa (103mila), Nestlé (105mila), Zara (89mila), Fabianelli (37mila), Fratelli Cellino (34mila) e Garofalo (474mila). E’andata un po’ meglio a  Tandoi (multa ridotta da 359mila a 179.579 euro) e molto meglio a Chirico Molini (multa ridotta da 218mila a 10mila euro). Devono invece ancora essere discussi nel merito i ricorsi presentati da Colussi (748mila euro), Divella (circa un milione) e Liguori (137mila euro).

Il Consiglio di stato ha poi confermato inoltre la sanzione di circa 13mila euro inflitta all’Unipi, l’Unione industriali pastai italiani. Il cartello, secondo i giudici, risale al periodo 2006-2008, periodo in cui il prezzo della pasta ha avuto un’impennata non compatibile con quella delle materie prime (grano su tutte). L’opini0ne dei pastai, che si dicono in blocco amareggiati per la sentenza, è opposta: margini bassi, materie prime alte e guadagni nulli.

Né l’Antitrust nè il Consiglio di Stato ci hanno creduto. Per gli industriali, a questo punto, l’ultima carta è quella del ricorso alla Corte Europea.