ROMA – Un grattacielo alto 17mila km. Una città grande come tre volte e mezza Milano, completamente disabitata. Ecco cosa otterremmo mettendo insieme tutti gli appartamenti e le case sfitte presenti in Italia. Sono infatti oltre 5 milioni gli immobili che nel nostro Paese non sono ‘prime case’, sono sfitti e non sono dati in uso gratuito a parenti e/o amici. Immobili che sono vuoti dunque, inutilizzati almeno dal punto di vista formale e burocratico. Questa la fotografia fatta dal Dipartimento delle Finanze e dall’Agenzia delle Entrate. Ma sul perché di questa condizione si possono fare solo ipotesi, ipotesi che vanno dal “nero” ai casi particolari che però, da soli, non bastano a spiegare una simile mole di case vuote. “Se mettessimo uno sull’altro tutti gli appartamenti sfitti d’Italia – racconta La Stampa – costruiremmo un grattacielo alto più di 17mila chilometri.
Il Dipartimento delle Finanze e l’Agenzia delle Entrate, che hanno appena pubblicato un ricco dossier sul patrimonio immobiliare italiano (ultimi dati disponibili risalgono a fine 2014), calcolano che le abitazioni vuote nella penisola siano 5.715.058. Si tratta di case non utilizzate come abitazioni principali, non locate e non date in uso gratuito. Rappresentano il 17,9% del totale e la loro rendita catastale supera i due miliardi di euro. È interessante notare come queste si concentrino soprattutto nel Sud. Se calcoliamo la differenza tra il numero di abitazioni e il numero di famiglie sul totale delle abitazioni, infatti, troviamo un 32% di case non utilizzate da famiglie residenti nel Mezzogiorno (in pratica una su tre), un 19% al Centro e un 23,4% al Settentrione. Il fenomeno è da ascrivere all’emigrazione, alle seconde case e allo spopolamento delle aree interne. Secondo il volume il patrimonio immobiliare italiano ammonta a 4 miliardi di metri quadri e la superficie media di un appartamento è di 117 metri quadri”.
I dati riportati e in possesso allo Stato in senso lato sono vecchi di quasi 3 anni, ma è lecito immaginare che se in questi 36 mesi scarsi possono essere cambiati alcuni numeri, difficilmente ad essere cambiato sarà l’ordine di grandezza del fenomeno. Un fenomeno assolutamente enorme se ad essere ‘vuote’ sono quasi il 20% delle abitazioni italiane. Enorme e sproporzionato. Nel senso che il rapporto di proporzione tra case abitate e non appare quantomeno falsato. E’ vero ed ovvio che in quel 20% rientrano le seconde case degli italiani, dalle case al mare a quelle in montagna passando per tutte le altre possibilità vacanziere. Ma è anche vero che le seconde case nelle città d’arte spesso e volentieri vengono affittate quando non sono utilizzate, e quindi dovrebbero uscire dalla nostra statistica.
Come è vero e non è un mistero che molte seconde case risultino prime, non è infatti una rarità una situazione familiare-immobiliare in cui due membri delle stessa famiglia dividono la residenza sulle due case di proprietà della famiglia per abbattere costi e tasse. Non si tratta quindi sempre e solo di seconde case. E allora il sospetto che ad ingrassare le file delle case vuote e ad allargare il perimetro della nostra città deserta concorrano furbizia e nero, si fa concreto. Al netto infatti delle case al mare, delle case del paese d’origine senza di fatto mercato d’affitto e delle condizioni particolari in cui genitori o nonni danno una casa a figli e nipoti in via ‘amicale’ ed informale, cioè senza contratti d’affitto o comodato d’uso, rimane comunque una fetta ampia di case vuote da spiegare. Case che allora sono vuote solo sulla carta, mentre invece vengono riempite con ospiti e affitti occasionali o almeno non tradizionali come i più li intendono. Case che vengono affittate tramite il più noto dei siti che offre questo servizio, AirBnb, o tramite le altre decine di siti che offrono soluzioni simili. E case che, una volta riempite, producono reddito che rimane sconosciuto al fisco come la presenza di chicchessia nell’immobile in questione.