CENSIS, CRISI FINANZIARIA: ”POTENZIALMENTE IN PERICOLO META’ DELLE FAMIGLIE ITALIANE”

Pubblicato il 5 Dicembre 2008 - 16:11 OLTRE 6 MESI FA

La crisi finanziaria mette «potenzialmente in pericolo» una famiglia italiana su due: sono quasi 12 milioni, il 48,8% del totale, le famiglie che «denunciano un concreto rischio di default». È quanto emerge dal 42esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, che evidenzia anche come sette italiani su dieci pensi che «il terremoto nei mercati possa ripercuotersi direttamente sulla propria vita». A determinare il rischio concorrono «investimenti in prodotti rischiosi», mutui, credito al consumo e assenza di risparmio accumulato.

INVESTIMENTI E MUTUI – Tra le famiglie «potenzialmente in pericolo, che denunciano un concreto rischio di default», il Censis indica prima di tutto i 2,8 milioni di famiglie (pari all’11,8% del totale) che hanno investimenti in prodotti rischiosi, come azioni o quote di Fondi comuni: di queste, 1,7 milioni (circa il 7,1% delle famiglie italiane) vi hanno collocato più della metà dei propri risparmi. Ci sono poi i quasi 2 milioni di famiglie (l’8,2% del totale) impegnate nel pagamento del mutuo dell’abitazione in cui vivono: di queste, sono quasi 250 mila (l’1%) quelle che dichiarano di non riuscire a rispettare le scadenze di pagamento o che hanno avuto molte difficoltà nel pagare le rate. Vanno poi aggiunti i 3,1 milioni di famiglie (il 12,8%) che risultano indebitate per l’acquisto di beni al consumo: di queste, 971 mila (il 4% del totale) hanno un debito superiore al 30% del reddito annuo famigliare. Infine 3 milioni e 873 mila famiglie (il 16% del totale) non posseggono un risparmio accumulato in alcuna forma e «potrebbero trovarsi – afferma il Censis – nella condizione di non saper fronteggiare eventuali spese impreviste o forti rincari di beni di primaria necessità».

TIMORI PER IL FUTURO – Il Censis evidenzia anche la preoccupazione delle famiglie di fronte alla crisi: interpellati ad ottobre 2008, il 71,7% degli italiani pensa che il terremoto in corso possa avere delle ripercussioni dirette sulla propria vita, mentre solo il 28,3% dichiara di poterne uscire indenne: «una sensazione che colpisce trasversalmente» giovani e anziani, uomini e donne, al nord come al sud, secondo il Censis, «ma che risulta più profondamente avvertita da quei segmenti già duramente messi alla prova in questi ultimi anni come le famiglie a basso reddito e con figli» (è preoccupato l’81,3% delle famiglie con livello economico basso, contro il 66,2% delle famiglie con livello medio).

OBBLIGATI A RISALIRE – Un quadro a tinte assai fosche, dunque. Che tuttavia potrebbe mettere il Paese di fronte alla necessità di risollevarsi. Come nel Dopoguerra. O, meglio, come avvenne nell’intero trentennio tra il 1945 e il 1975 , con un Paese che ha mostrato di sapersi rimettere in moto. E non a caso il Censis parla di possibile nuova metamorfosi. Un fenomeno che «forse già silenziosamente in marcia, sommersa come tutti i processi innovativi che in Italia contano». Nonostante l’incertezza sulla profondità della crisi, la reazione e la difesa dal grande crack sarà innescata da immigrati, piccole e medie imprese, crescita della competitività, temperata gestione dei consumi e dei comportamenti, passaggio dall’economia mista pubblico-privata a un insieme «oligarchico di soggetti economici» come fondazioni, gruppi bancari, utility. – Imprese player globali – la crisi, secondo il Censis, «rimette inesorabilmente alla prova la struttura economica e produttiva italiana, dando spazio a percorsi originali di crescita».