Vade retro mestiere normale. Meccanici, cuochi, muratori…124mila posti vacanti

Pubblicato il 22 Giugno 2012 - 13:06 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ma tu il meccanico lo faresti? I giovani italiani rispondono di no, nemmeno per idea. Piuttosto preferiscono stare a casa dei genitori, ingolfando i numeri della disoccupazione giovanile (il tasso di disoccupati tra i 15 e i 24 anni è salito al 32,6% nel quarto trimestre del 2011). Piuttosto preferiscono arenarsi nella palude degli scoraggiati, la quota di popolazione inattiva frustrata al punto che un lavoro nemmeno lo cerca (questo gruppo di inattivi è superiore di oltre tre volte quello Ue: l’11,1% in confronto al 3,5%). Oppure preferiscono sognare carriere immaginarie e irraggiungibili, visto che, tra le altre cose, in Italia la quota di laureati è appena del 15%.

La domanda iniziale vale, ovviamente, anche per muratori, commessi, elettricisti, camerieri, cuochi, segretari. Perfino di estetiste c’è un gran bisogno, non è vero che è un mestiere inflazionato. L’Unioncamere ha pubblicato un rapporto che descrive, a suon di numeri, lo strano (ma vedremo che tanto strano non è) fenomeno dei mestieri cosiddetti normali che nessuno vuol più fare. Nel primo semestre 2012 sono 124 mila i posti vacanti in attesa che un giovane sotto i 30 anni potrebbe ricoprire subito, già da domani.

La domanda di lavoro non incontra l’offerta. Le interviste a 100 mila imprese questo danno come risultato. Nel 2011 c’è stata una richiesta di quasi 32 mila commessi. A fronte di questa domanda ben il 15,5% non si è riusciti a farlo assumere: per metà non ci sono proprio candidati, per l’altra metà il problema è che i candidati non sono all’altezza. Dei 3 mila e passa meccanici di cui necessita il mondo del lavoro, più della metà non è stato possibile reperirla: soprattutto perché mancava la materia prima, cioè giovani disposti a farlo.

Dei quasi 5 mila parrucchieri ed estetisti, il 38,6% è rimasto scoperto. E’ luogo comune sostenere che di tecnici informatici ce ne siano persino troppi, almeno quello: sbagliato, 3770 erano i profili cercati, il 41,4% è renitente. Mancano all’appello un paio di migliaia di elettricisti, un altro paio di migliaia di camerieri. Cercasi 600 addetti all’accoglienza. E così via tra centralinisti, cuochi, idraulici, camionisti, contabili, addetti allo sportello di banche e uffici. Anche i baristi sono introvabili: uno su quattro di coloro che potrebbero aspirare al posto dietro il bancone di un bar sarebbe reperibile, ma non è abbastanza bravo da poter essere assunto.

Non bisogna però scadere nella banalità dei vecchi adagi, tipo “voglia di lavorare saltami addosso”. Non è che è sempre colpa della società, ma di ragioni sufficientemente convincenti per spiegare questa ritrosia o disaffezione verso i mestieri normali, ce ne sono. Intanto manca l’informazione, la capacità di comprendere le prospettive non solo economiche di questi mestieri: chi sa che un meccanico appena assunto porta a casa 14 mensilità da 1200 euro al mese, suscettibili in breve tempo di arrivare a 1600/1800? Nessuno di loro sa veramente cosa li aspetta là fuori una volta terminati gli studi, quali sono le professioni richieste, quali quelle per cui non basterebbe nemmeno un santo in paradiso per accedervi.

Complici le aspettative esagerate dei genitori, le false promesse veicolate dalla televisione che sembra occultare anche la presenza fisica di certi impieghi, moltissimi giovani sono indotti a sottovalutare e denigrare alcune possibilità. Secondo la professoressa della Bocconi Paola Profeta “per molti giovani l’importante è a volte, più che trovare un lavoro, è mantenere uno status”. Proprio così, non ci si vuole abbassare a certi livelli per non procurarsi laceranti ferite alla propria autostima. Meglio parcheggiarsi all’università per qualche tempo, o continuare a vagheggiare impossibili concorsi per impossibili posti fissi al ministero.