Scarpe&Scarpe chiude 14 negozi, a rischio centinaia di posti di lavoro

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Novembre 2020 - 11:46 OLTRE 6 MESI FA
Scarpe&Scarpe

Scarpe&Scarpe chiude 14 negozi, a rischio centinaia di posti di lavoro

Chiusura di 14 negozi Scarpe&Scarpe, centinaia di lavoratori a rischio. I sindacati pronti alla mobilitazione.

Scarpe&Scarpe chiude i battenti di 14 dei 154 negozi distribuiti sul territorio nazionale, mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro.

Scarpe&Scarpe chiude, l’allarme dei sindacati

La Fisascat Cisl unitamente agli altri sindacati di categoria, stigmatizza le chiusure dei punti vendita, “umiliati senza rifornimento della merce” presagendo “l’inizio del piano di dismissione”, si legge in un comunicato sindacale unitario. Inoltre, tutte le sigle sindacali coinvolte – Filmcas Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – sollecitato un incontro al Mise, con la presenza dei Commissari, per fare chiarezza sul destino della società italiana specializzata nella distribuzione e vendita di calzature e abbigliamento sportivo.

“Se l’obiettivo aziendale è solo il taglio del costo lavoro anticipando un riassetto e ripiano economico attraverso l’autorizzazione del tribunale fallimentare ancor prima di aver presentato il piano concordatario slittato al 7 dicembre 2020, vengono meno chiarezza di intenti e relazioni sindacali» prosegue la nota congiunta. «Sconcertante scoprire che la società tenta di vendere o affittare punti vendita, ancor prima di rendere efficace l’eventuale omologa del concordato ed informare i dipendenti sul proprio destino”.

“Quali sono i piani della proprietà?”

“Le Organizzazioni Sindacali rivendicano il diritto di conoscere le reali intenzioni della famiglia Pettenuzzo rispetto alle prospettive dell’azienda nel mercato italiano piuttosto che essere informati delle chiusure dei punti vendita di volta in volta autorizzate dal tribunale attraverso lo scioglimento dei contratti di affitto”, si legge ancora nel comunicato congiunto.

“In questa fase di incertezza e lo stato di agitazione attivo da mesi – conclude la nota condivisa – non resta che una mobilitazione, nei limiti delle ristrettezze pandemiche dettati dai Decreti Dpcm, con l’astensione dal lavoro straordinario o supplementare, dalle festività, con particolare riferimento nelle giornate domenicali e festive”.