Cigs causa Coronavirus, solo un quinto ha avuto i soldi. Colpa di Regioni o Inps (o entrambe)?

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 9 Maggio 2020 - 11:40 OLTRE 6 MESI FA
Cigs causa crisi Coronavirus, pagate solo un quinto. Colpa di Regioni o Inps (o entrambe)?

Cigs causa Coronavirus, pagate solo un quinto. Colpa di Regioni o Inps (o entrambe)? (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Crisi Coronavirus: finora sono arrivate circa 300mila domande per la cassa integrazione in deroga (in gergo Cigs), ma ne sono state pagate solo un quinto, circa 60mila quindi.

Di chi è la colpa? Le Regioni accusano l’Inps, che a sua volta accusa le Regioni.

In realtà la colpa è probabilmente da dividere, come spiega Repubblica: In effetti il procedimento è estramemente complesso e prevede un accordo delle Regioni con i sindacati, una istruttoria regionale, la trasmissione all’Inps, una istrutturia Inps e infine il pagamento.

Procedura che in effetti ha messo in crisi il sistema, come denunciato anche dai Consulenti del Lavoro, che chiedono una semplificazione per il decreto di aprile (ormai slittato a maggio), che dovrebbe finanziare altre 9 settimane di Cig in deroga per le piccolissime aziende e quelle del commercio e di altri settori esclusi dalla Cig ordinaria.

Per far capire quanto questa procedura sia in disuso, sempre Repubblica ha spiegato che il Piemonte ha dovuto richiamare in servizio un ex dipendente in pensione: era l’unico a sapere (e per fortuna a ricordare) come procedere.

Repubblica racconta anche che su 6,1 milioni di lavoratori che hanno chiesto la Cig ordinaria o l’assegno ordinario 5,5 milioni hanno i soldi in tasca grazie all’anticipo delle loro aziende:

L’Inps ha pagato i 600 mila restanti, ma su 3 milioni di sua spettanza: il 20% appena. Inps contesta questa lettura: abbiamo pagato 600 mila su 1 milione, degli altri 2 milioni non conosciamo l’Iban.

Insomma le domande sono sbagliate o incomplete del modulo SR41. Per la Cig in deroga i numeri poi sono impietosi come detto: 122 mila lavoratori pagati su 641 mila.

Le Regioni dicono: 122 mila su 1,3 milioni. Inps ora prova a velocizzare: se l’Iban è errato, farà un bonifico domiciliato alle Poste e manderà un sms al lavoratore per avvertirlo. Prima di andare allo sportello – non il massimo in fase di distanziamento fisico – dovrà aspettare la lettera di Poste.

Cigs in ritardo, Lega attacca governo

“La cassa integrazione in deroga è l’ennesima farsa di questo governo di incompetenti. A certificarlo non è la Lega, ma l’Inps. Al ministro Gualtieri l’avevo detto nell’incontro a Palazzo Chigi: le cose non avrebbero funzionato visto peraltro l’accordo con Abi fallito anche per colpa di un governo che non ha fornito le garanzie dello Stato nel prestito da erogare al lavoratore.

Risultato: a due mesi dal lockdown, solo un lavoratore su cinque ne ha ufficialmente beneficiato. Per alcune regioni, addirittura solo uno su undici. Oltre che di incapacità, questo governo è affetto anche da miopia e arroganza. Per ripartire, l’Italia ha bisogno di ben altro”.  Così il deputato Claudio Durigon, responsabile Lavoro della Lega.

Regione Veneto chiede spiegazioni al governo

“Tutte le Regioni, di ogni colore politico, hanno chiesto ieri al ministro Catalfo di dire la verità sulla cassa integrazione in deroga”. Lo afferma in una nota l’assessore al lavoro del Veneto, Elena Donazzan.

“La verità – prosegue – è che gli italiani non stanno percependo il dovuto, perché il governo ha scelto uno strumento sbagliato e una procedura eccessivamente burocratizzata.

Tutte le Regioni, o quasi tutte, hanno processato tutte le domande pervenute: per il Veneto si tratta di 34.888 pratiche, l’Inps ha fatto tutto il lavoro che c’era da svolgere, ma i soldi continuano a non arrivare.

La cosa più facile per il governo, tranne che per il ministro del Lavoro che conosce la vicenda, è speculare su questa vicenda, scaricando la responsabilità dei ritardi sulle Regioni.

Invece, chi conosce bene il sistema degli ammortizzatori sociali per averli gestiti negli anni, e in particolare nella grande crisi del 2009-2010, sa che lo strumento della cassa integrazione in deroga non è adeguato per gestire con rapidità e in modo massivo una così grande mole di richieste in emergenza”.

“Ieri i presidenti delle Regioni e delle Province autonome – riferisce Donazzan – hanno affidato al presidente della Conferenza, Stefano Bonaccini, un ordine del giorno molto netto, che afferma che i rallentamenti non sono certamente imputabili alle Regioni, che stanno lavorando a pieno organico per autorizzare le domande e trasmetterle all’Inps, bensì ad un meccanismo che si fonda su regole previste per situazioni ordinarie e non certo – conclude – per situazioni straordinarie e di emergenza come quella che stiano vivendo”. 

Cigs: la risposta di Tridico alle Regioni

“La riforma del Titolo quinto ha attribuito alle Regioni la gestione di strumenti che forse sarebbe stato meglio avere a livello centrale”, osserva Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, in una intervista a La Stampa.

“A noi risultano al momento 246mila richieste da parte di altrettante aziende. Trattandosi di piccole attività questo numero va moltiplicato per una media di tre dipendenti. Ma in certe Regioni queste richieste sono gestite da uffici di tre persone: venirne a capo non è semplice”. (Fonti: Ansa, Agi, Repubblica, La Stampa)