Cioccolato addio? Pianta di cacao a rischio estinzione. Nel 2050 kaputt a meno che…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Gennaio 2018 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
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Cioccolato addio? Pianta di cacao a rischio estinzione. Nel 2050 kaputt a meno che…

ROMA – Cioccolato addio? La pianta di cacao a rischio estinzione. Nel 2050 kaputt. Allarme rosso per gli amanti del cioccolato: la pianta di cacao è a rischio estinzione, il 2050 è visto dagli esperti come l’orizzonte massimo perché possa resistere al cambiamento climatico in atto. Oltre all’aggiunta di un miliardo di nuovi golosi cresciuto in Cina.

L’innalzamento delle temperature rappresenta la minaccia più attuale: in Costa d’Avorio e Ghana, dove è concentrato il 50% della produzione mondiale, fra 30 anni non ci saranno più le stesse condizioni – umidità compresa tra il 70 e il 100 per cento – che consentono alla pianta di cacao di sopravvivere.

Che fare?  Una speranza concreta è affidata alla bioingegneria, viene dalle tecniche di coltivazione in vitro. La coltura Ogm può funzionare come è già successo per altre piante, come la manioca. Entrambe le soluzioni presuppongono grandi investimenti e puntano a un’economia di scala: esiste tuttavia anche un’altra strada, di segno opposto, che confida e guarda al piccolo, come sottolinea Eleonora  Cozzella su Repubblica.

Diversa la scelta di altri produttori che sempre più guardano ad altri territori di approvvigionamento, specie per produzioni di numeri più piccoli e maggiore qualità. I grandi nomi del cioccolato italiano, da Amedei a Tessieri a Domori, solo per citarne alcuni, privilegiano varietà Criollo (la più pregiata tra i cacao) e Trinitario, le cui zone di crescita sono in Sud America, spesso con micro piantagioni di proprietà di famiglie di contadini, con filiera controllata e certificata. Domori, per esempio ha la sua piantagione in Venezuela dove ha 10 varietà di cacao Criollo e dove ha creato una vera e propria riserva botanica. La sua seconda linea, il Trinitario, arriva da piccoli coltivatori di Madagascar, Tanzania, Perù, Colombia e l’Arriba National dall’Ecuador. (Eleonora Cozzella, La Repubblica)