Cipro non ci sta alle mani sui conti correnti: no ai prelievi imposti dall’Ue

Pubblicato il 19 Marzo 2013 - 19:41 OLTRE 6 MESI FA
Il presidente di Cipro, Nicos Anastasiades (Foto Lapresse)

NICOSIA – Cipro dice no ai prelievi sui depositi bancari chiesti dall’Unione Europea. Il Parlamento di Nicosia ha bocciato il piano di salvataggio concordato con l’Eurogruppo per raccogliere i 5,8 miliardi di euro necessari per sbloccare gli aiuti da 10 miliardi.

Contro il piano di Bruxelles hanno votato 36 deputati, mentre le astensioni sono state 19, tutte espresse da rappresentanti del partito Disy del presidente Nicos Anastasiades, che invece è favorevole al piano. I contrari sono tutti gli altri (compresi gli otto del partito Diko, alleato di governo). 

Poco prima del voto il presidente dell’assemblea aveva lanciato un appello ai deputati perché votassero contro il piano. Ad incrinare la certezza del rifiuto della proposta Ue era stata la presa di posizione del presidente Anastasiades, che aveva annunciato l‘astensione per rafforzare la posizione del Paese nei negoziati con i creditori internazionali.

Il prelievo forzoso fino al 9,9% sui conti correnti a Cipro era stato deciso dopo un lungo Eurogruppo per ridurre l’ammontare del prestito a Nicosia a 10 miliardi di euro, come richiesto dal Fondo Monetario Internazionale.

La Germania aveva persino avvertito Cipro che una possibile bocciatura dell’approvazione del piano avrebbero bloccato gli aiuti: ”Senza un programma di aiuto, la liquidità per aiutare le banche cipriote è in pericolo. E fino ad allora le banche cipriote non potranno riaprire”.

In giornata Bruxelles aveva rassicurato gli altri Paesi Ue che il prelievo forzoso non sarebbe stato applicato in altri Stati, e che il pericolo di contagio era solo “limitato”. In serata si erano rincorse le voci, poi smentite, di imminenti dimissioni del ministro delle Finanze, Michalis Sarris, reduce da una visita a Mosca per placare i timori dei tanti residenti russi a Cipro.

In aiuto dell’altra grande fetta di popolazione non cipriota che risiede nell’isola, i britannici, la Royal Air Force ha inviato un aereo militare con un milione di euro per i militari britannici e le loro famiglie. La mossa è arrivata dopo la decisione di Londra di bloccare il versamento di pensioni e stipendi sui conti dei britannici a Cipro.

Un effetto Cipro di sicuro si è già avuto sui mercati europei. Le Borse hanno chiuso in forte calo, con Madrid e Milano peggiori a -2,20% e -1,59% rispettivamente seguite da Parigi (-1,30%) e Francoforte (-0,79%) e Londra (-0,26%).

Gli investitori sanno che, come in Islanda, la crisi a Cipro ruota attorno a un sistema bancario cresciuto fino a raggiungere sette volte (in Islanda erano 12) le dimensioni del Pil. Le banche non riescono a far fronte a 4,5 miliardi di perdite subite sul debito greco. Il governo da solo non ce la fa. Chiede aiuto all’Europa, che però con un prestito troppo grande ingigantirebbe il debito del Paese, già oggi superiore ai 15 miliardi di euro: il debito di Cipro volerebbe a 25 miliardi (il 140% del Pil) già con il prestito da 10 miliardi negoziato con Bruxelles, ma supererebbe addirittura il 170% del Pil senza i 5,8 miliardi provenienti dal prelievo sui depositi.

Lo spread dell’Italia ha chiuso a quasi 340, la Spagna a 369; l’euro scende sotto 1,29, vicino ai minimi di novembre. Per l’istituto tedesco di ricerca economica Zew ”la situazione politica in Italia e il pacchetto di salvataggio per Cipro hanno aumentato il rischio che la crisi dell’Eurozona peggiori di nuovo”.