Class action: a Torino parte la prima causa italiana

Pubblicato il 23 Aprile 2010 - 11:41 OLTRE 6 MESI FA

Si è aperta venerdì mattina al tribunale di Torino la prima class action italiana intentata dal Codacons nei confronti dell’istituto bancario Intesa Sanpaolo. Oggetto del contendere sono le commissioni applicate dalla banca ai correntisti, giudicate illecite dall’associazione di consumatori e dal pubblico ministero Raffaele Guariniello, che sostiene l’accusa, in particolare dopo alcuni rilievi effettuati dall’autorità antitrust.

Si valuteranno, in camera di consiglio, l’ammissibilità dell’azione legale, promossa dal solo presidente del Codacons, l’avvocato Carlo Rienzi, e cui in seguito potranno associarsi le migliaia di consumatori che hanno aderito sul sito dell’associazione, e la pubblicità dell’udienza.

L’udienza è stata in seguito rinviata al prossimo 27 maggio. Il tribunale presieduto dal giudice Luciano Panzani, infatti, ha deciso di consentire alla banca di presentare una memoria difensiva rispetto alle eccezioni presentate dal Codacons entro il prossimo 14 maggio. Soltanto il 27 avverrà il pronunciamento sull’ammissibilità della causa e sulla pubblicità del dibattimento.

A margine del rinvio, il giudice Panzani ha però auspicato un accordo tra le parti che preveda il ritiro della class action e la cancellazione delle norme ritenute vessatorie sul massimo scoperto. Se l’accordo venisse recepito dall’Abi, potrebbe rientrare nelle clausole contrattuali della banca, così come previsto dal testo unico vigente. Ha fatto riferimento, inoltre, al documento presentato da Antonio Catricalà, presidente dell’Autorità antitrust, al Senato lo scorso 21 aprile, che denunciava l’aumento indebito dei costi a danno dei correntisti, avanzando proposte per rendere il sistema più economico per i consumatori.

Possibilista Carlo Rienzi, presidente del Codacons e attualmente unico titolare della class action (che verrà aperta agli aderenti soltanto dopo l’eventuale ammissione da parte del giudice): “Possiamo pensare a una conciliazione – ha detto – se le banche eliminassero quelle clausole e dessero un risarcimento simbolico ai correntisti. Anche un solo euro a testa farebbe comunque una cifra di tutto rispetto, circa dieci milioni”.