Confindustria boccia manovra: “Crisi come guerra”. Letta: “Non posso sfasciare conti”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Dicembre 2013 - 11:47 OLTRE 6 MESI FA
Confindustria: "Crisi finita, ma Italia come in guerra. Manovra occasione mancata"

Confindustria: “Crisi finita, ma Italia come in guerra. Manovra occasione mancata” (Foto LaPresse)

ROMA – “La recessione è finita, ma l’Italia oggi deve affrontare i danni della crisi che sono paragonabili a quelli di una guerra“. Il centro Studi di Confidustria dà il suo verdetto. Il Pil è crollato in 6 anni e resterà negativo anche nel 2013, dice l’associazione degli industriali. I poveri sono raddoppiati, passando a 4,8 milioni, e gli italiani senza un lavoro sono 7,3 milioni.  La disoccupazione ha raggiunto il livello record, tasso che rimarrà stabile per i prossimi due anni. E dal 2007 il Paese ha eroso oltre 200 miliardi di reddito. Servono misure incisive, spiega Confindustria, e la prima è il calo della pressione fiscale. Poi lancia la stoccata alla Legge di Stabilità, “un’occasione mancata” per risollevare il Paese. Immediata la replica del presidente del Consiglio, Enrico Letta, a Bruxelles per il vertice europeo: “Ho la responsabilità di tenere la barca Italia in equilibrio e voglio che ci siano strumenti per la crescita senza sfasciare i conti. Confindustria dovrebbe sapere che tenere i conti a posto vuol dire far calare gli spread, come oggi che abbiamo raggiunto il punto più basso in due anni e mezzo”.

Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha ribattuto al premier Letta: “Il presidente è preoccupato di non sfasciare i conti, per la verità noi non abbiamo chiesto certo di sfasciare i conti. Il nostro obiettivo non è sfasciare il Paese”.

“COME IN GUERRA” –  “La profonda recessione, la seconda in 6 anni, è finita. I suoi effetti no”, avverte il centro studi di Confindustria. Parlare di ripresa  è “per molti versi improprio”; suona “derisorio”. Il “Paese ha subito un grave arretramento ed è diventato più fragile, anche sul fronte sociale”. Danni “commisurabili solo con quelli di una guerra”

PIL CROLLATO – Il Pil è crollato del 9,1% dal 2007 e quello pro-capite dell’ 11,5%, cioè di 2.900 euro a testa, tornando ai livelli del 1996. Il 2013 si chiuderà peggio delle attese, stima il centro studi di Confindustria, che ha rivisto dal -1,6% al -1,8% le stime per il Pil. Resta invariata al +0,7% la previsione di crescita per il 2014. Mentre gli economisti di via dell’Astronomia nella prima stima sul 2015 prevedono una crescita dell’1,2%.

POVERI RADDOPPIATI – “Le persone a cui manca il lavoro, totalmente o parzialmente, sono 7,3 milioni, due volte la cifra di sei anni fa. Anche i poveri sono raddoppiati a 4,8 milioni”. E’ il bilancio di sei anni di crisi del centro studi di Confindustria. “Le famiglie hanno tagliato sette settimane di consumi, ossia 5.037 euro in media l’anno”.

DISOCCUPAZIONE AL 12% FINO AL 2015 – Il Centro studi di Confindustria rivede in leggero rialzo il tasso di disoccupazione del 2013, dal 12,1% stimato a settembre al 12,2% indicato nelle previsioni diffuse oggi. Il tasso di disoccupazione comunque resta stabile oltre il 12% anche nel 2014 (12,3%) e nel 2015 (12,2%).

REDDITO EROSO – “Rispetto alle traiettorie già modeste del decennio 1997-2007 il livello del Pil potenziale è” oggi dopo sei anni di crisi “più basso del 12,6%”, indica il centro studi di Confindustria; che calcola: “In altre parole sono andati bruciati oltre 200 miliardi di euro di reddito a prezzi 2013, quasi 3.500 euro per abitante”. E “solo con incisive riforme strutturali si può recuperare il terreno perduto”.

PRESSIONE FISCALE – La pressione fiscale sale al 44,3% del Pil nel 2013 e al 44,2% nel 2014, per poi scendere al 43,9% nel 2015. E’ la stima del Centro studi di Confindustria.

“MANOVRA OCCASIONE MANCATA” –   “Una occasione mancata”. Così il rapporto sugli scenari economici del centro studi di Confindustria bolla la Legge di Stabilità all’esame del Parlamento. Secondo le quantificazioni del governo, evidenzia il rapporto, “comporterebbe un peggioramento dell’indebitamento netto nel 2014 per circa 2,6 miliardi, un miglioramento nel 2015 di 3,5 miliardi e nel 2016 di 7,3”.

“Complessivamente si tratta di intervento modesto sul 2014 che ritocca marginalmente il deficit: in termini di Pil si tratta di qualche decimale (0,2%). E “per il 2015 e 2016 la correzione  del disavanzo coincide sostanzialmente con le dimensioni delle clausole di salvaguardia”.  “L’Intervento principale proposto è quello sul cuneo fiscale – rilevano ancora gli economisti di via dell’Astronomia – ma le risorse stanziate non sono in grado di incidere significativamente”.