Conti correnti pignorati a chi non paga tasse Comuni. Ma dopo 9 mesi da notifica

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 21 Novembre 2019 - 09:24 OLTRE 6 MESI FA
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Nella foto Ansa, un sollecito di pagamento della Tari

ROMA –Conti correnti pignorati a chi non paga le tasse dovute ai Comuni e ad altri cosiddetti Enti Locali. Imu, tasi, Tari, Tosap, Bollo auto: ci sono la bellezza di 19 miliardi di tasse di questo tipo non pagate. Diciannove miliardi, una enormità.

Per provare a recuperare una parte di questa alluvione di tasse locali non pagate l’articolo 96 della legge di Bilancio in discussione alle Camere stabilisce che i Comuni possono saltare un passaggio nella complicata procedura di riscossione. Che vuol dire, che significa?

Significa che arriva una notifica di pagamento. Dopo tre mesi, se pagamento non ancora effettuato, altri sei mesi di tempo dopo altro avviso. Se ancora nessun pagamento allora il conto corrente del moroso non pagatore può essere pignorato. Ma non se il debito fiscale è inferiore a 10 mila euro. In questo caso previsto ulteriore sollecito e quindi i nove mesi (tre più sei) si allungano ancora. Il tutto si può rateizzare fino a sei anni (72 rate).

Non proprio come è stata raccontata e subito recepita, ma la storia dei conti correnti pignorabili c’è ed è vera (Conte l’altra sera diceva non saperne nulla…). E’ scritta nel testo di legge. Ma la legge andrebbe almeno letta: ci sono nove mesi di tempo dopo l’avviso, sotto i 10 mila di tasse non pagate c’è altro tempo, ci sono 72 rate…non è proprio un o paghi o ti levo i soldi in banca domattina. E poi ci sono 19 miliardi di tasse locali non pagate, se non si fa nulla per riscuoterne almeno una parte, li si considera passati in cavalleria, perduti per sempre, abbonati a maggior gloria e serenità di chi sistematicamente non paga?

Tempi duri per gli evasori, la manovra 2020 partiva con questa promessa (peraltro non nuovissima) . Lotta ai contribuenti infedeli come una priorità. In questo quadro nasce l’idea di rendere più facile bloccare i conti correnti di chi non paga le tasse locali, multe da codice della strada escluse (almeno finora).  Però non appena cominciava a circolare notizia, il premier Giuseppe Conte, appena uscito dall’incontro con i sindaci, si metteva sul prudente, tanto prudente, troppo prudente: “I cittadini non si devono preoccupare, non mi risulta”.

Nella legge di Bilancio, raccontavano le cronache, era comparso un emendamento che da gennaio avrebbe permesso ai Comuni, con un pignoramento sprint, di bloccare la cifra sul conto corrente anche senza cartella esattoriale. In pratica l’estensione dell’applicazione del cosiddetto “accertamento esecutivo” anche ai tributi locali come l’Imu o la Tari. Una novità, o un giro di vite come si usa dire, figlio delle volontà manifestata dal governo Conte2 di combattere l’evasione, nemica giurata della ripresa economica del nostro Paese che ogni anno sottrae cifre da capogiro, pari a più Leggi di Bilancio messe insieme.

Ma la parola pignoramento associata a conti correnti determina panico. Forte il rischio che venga letta come vessatoria e soprattutto cavalcata, in questo senso, da un’opposizione che già oggi un giorno sì e l’altro pure batte sul tasto del ‘governo delle tasse’. E allora alla prima uscita pubblica, e nell’occasione in un certo senso più adatta, il premier ha svicolato. Ha letteralmente detto: “Non ne so nulla”. Frase che tra le righe vuole sottolineare come era Conte ad aver voluto, pensato e nemmeno immaginato.

Che ne sarà dunque del pignoramento dei conti correnti di chi non paga, pignoramento dopo altri nove mesi che ancora non paga? Da una parte 19 miliardi, il bottino “locale” dell’evasione fiscale. Lasciarlo ai non paganti il bottino? Dall’altra il panico elettorale che coglie l’elettorato ogni volta che si parla di metodi di riscossione più duri o meno tenui. E quindi il panico da elettorato nervoso che prende i partiti al governo quando sono al governo. Salvini ha detto: “Roba da Unione Sovietica”, tralasciando che allora roba da Urss c’era anche quando governava lui (la riscossione coatta c’è sulle tasse nazionali e Salvini governante non l’ha abolita di certo). Quindi? Quindi, dovendo scommettere, molto azzardato puntare sulla sopravvivenza di quelle righe nell’articolo 96 della legge di Bilancio.